Sono al momento accusati di abuso dei mezzi di correzione
Si impiccò in cella dopo essere stato picchiato, riaperta l’inchiesta per istigazione al suicidio: coinvolti due agenti

Era il 23 luglio 2018 quando Hassan Sharaf si impiccò nella sua cella. Quello stesso giorno era stato schiaffeggiato da un agente della Polizia penitenziaria in forza al carcere Mammagialla di Viterbo. Aveva 21 anni: morì una settimana dopo all’ospedale Belcolle.
Sulla vicenda della morte del giovane ci saranno ulteriori approfondimenti. Lo ha stabilito la Procura generale presso la Corte di Appello di Roma, che ha avocato a sé le indagini sul caso e ha disposto la revoca della richiesta di archiviazione avanzata nel 2019 dalla procura che indagava per istigazione al suicidio contro ignoti.
Intanto è iniziato il processo al tribunale di Viterbo non solo per chi è accusato di aver schiaffeggiato il detenuto, ma anche per il suo diretto superiore. A entrambi viene contestato l’ ‘abuso dei mezzi di correzione’.
I fatti
Il giovane egiziano Hassan Sharaf, trasferito da Regina Coeli a Mammagialla per scontare un residuo di pena, si trovava nella cella d’isolamento da due ore quando mise in atto il tentativo di suicidio. Il 9 settembre, neanche due mesi dopo, sarebbe tornato libero.
Per la vicenda due agenti della Polizia Penitenziaria sono stati rinviati a giudizio. Secondo la ricostruzione del pm Franco Pacifici, il primo avrebbe “percosso con uno schiaffo il detenuto” utilizzando “una violenza tale da fargli urtare la testa contro la parete della cella dove era detenuto in regime di isolamento”. Mentre il secondo, un 51enne della Tuscia, avrebbe omesso, in quanto suo superiore, qualsiasi azione per evitare che il collega fosse violento con il ragazzo. L’episodio non compare in alcuna relazione.
Le nuove indagini
Il caso di Hassan presenta però molte ombre. Il 21enne aveva infatti aveva raccontato al Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia, in visita al carcere, di aver paura di morire. Mentre all’avvocata Simona Filippi aveva riferito di essere stato picchiato proprio dalle guardie penitenziarie, mostrando i segni su varie parti del corpo. Anastasia aveva quindi presentato un esposto ed era stato aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. La Procura aveva fatto però richiesta di archiviazione nel 2019, a cui la famiglia si era opposta con tutte le sue forze.
Tre anni dopo il suicidio era stata quindi comunicata la data dell’udienza di fronte al Gip di Viterbo: 2024. La notizia aveva provocato indignazione e il caso era anche arrivato in parlamento grazie al deputato di +Europa Riccardo Magi, che aveva chiesto alla ministra della Giustizia Cartabia di fare piena luce sull’accaduto. Quindi la nuova data, 27 gennaio 2022, comunicata a novembre 2021.
Infine è di oggi la notizia che ci saranno nuove indagini sulla morte di Hassan Sharaf. Lo ha disposto lo scorso 10 dicembre, con l’avocazione, la Procura generale presso la Corte di Appello di Roma, che ha anche deciso per la revoca della richiesta di archiviazione della Procura di Viterbo.
L’avocazione del procedimento era stata auspicata dall’avvocato Michele Andreano, legale dei familiari di Hassan e rappresentante nel processo della Ong Moltaquael Hevar, che lo scorso 9 agosto ha presentato una denuncia-querela presso il comando dei carabinieri di Roma San Lorenzo, riportando una descrizione dei fatti antecedenti alla morte del ventunenne.
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