La giostra della Casa Bianca sta trasformando la diplomazia in un ottovolante e certi bilaterali in macchinette a scontro. Ma non è Eurodisney, né Las Vegas: è la nuova Washington, la rinnovata Caput Mundi. L’ex capitale ovattata in cui i lobbisti si sono sempre potuti muovere con circospezione, oggi è un recinto delle grida in cui i titoli caldi hanno termini geografici: «Groenlandia», «Canada», «Panama», oppure economici: «Dazi», «Terre rare», «Fracking». Grida che vanno interpretate, lette più spesso come provocazioni che come progetti. «Ca se dit pour épater les bourgois», diceva Baudelaire.

Si dice per sbalordire i borghesi, mica si fa sul serio. Gli analisti invitano alla prudenza ma i riscontri della prima riunione del gabinetto di governo trumpiano, in Europa e in Italia, hanno toni allarmistici. Dominati dalla sola certezza dell’inquietudine. Se a misurare la febbre sono le borse, altro recinto delle grida da tenere d’occhio, l’Europa sembra aver subìto il contraccolpo delle ultime uscite di Donald Trump. Con un andamento altalenante che vede in territorio negativo Londra, Parigi e Francoforte. Perfino i futures statunitensi, nelle ultime 24 ore, hanno annullato i guadagni dopo che il presidente ha proposto dazi del 25% sulle auto europee e altri beni. I dazi saranno reciproci, l’inflazione potrebbe aumentare a brevissimo in America e subito dopo da noi.

I benefici del trumpismo, se ce ne saranno, si vedranno invece nel medio-lungo periodo. Un gap che renderà difficile gestire le eventuali crisi negli indicatori economici da qui alle elezioni del 2027. Davanti a questo scenario la politica italiana va in ordine sparso. Se la sinistra trova una nuova antinomia, e concentra la sua attività di opposizione nella condanna dileggiante e colorita degli ultimi video postati da Trump sui social, il centrodestra non sembra pronto ad affrontare un periodo così complesso con la compattezza necessaria. Matteo Salvini si è fatto appuntare la spilletta Usa, con scritto «47° presidente», dall’inviato speciale di Trump per l’Italia, Paolo Zampolli. Poi riceve l’altro amico di The Donald, Rudy Giuliani. Intanto in conferenza con la stampa estera piccona l’Ue a trazione von der Leyen, si dice «assolutamente contrario» alla difesa comune europea e allontana l’ingresso dell’Ucraina nella famiglia di Bruxelles.

Davanti a Zampolli prima e a Giuliani poi Salvini prova anche a prenotare la sua visita negli Usa: non ci ha affatto rinunciato, anzi la prepara da qui all’estate. «Ci rivediamo presto negli Usa», twitta il leghista al termine della girandola di riunioni. Dall’altra parte del centrodestra, Antonio Tajani, risponde «Zampolli chi?» fuori Montecitorio, non vede nemmeno Giuliani. In un sondaggio viene reso noto che il 67% degli elettori di Forza Italia ritiene Trump «inaffidabile e pericoloso». Tajani ha pieno mandato per benedire l’esercito comune europeo e buon gioco nel dire che il percorso per portare Kiev nell’Unione è una «decisione già presa». Salvini e Tajani sono vicepremier dello stesso governo, a guida Meloni. Lei fa l’adulto nella stanza. Per prudenza, tiene la sua esposizione pubblica al minimo da quando è stata eletta, nell’autunno 2022. I social sono con il gas al minimo. Le interviste rimandate.

Perfino Guido Crosetto, inevitabilmente, finisce sotto i riflettori quando frena sull’invio di truppe in Ucraina. Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, cammina in equilibrio precario sulla sottile fune sospesa tra gli edifici della maggioranza. «In Ucraina dobbiamo prima arrivare alla pace, come ha detto giustamente il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, poi si discuterà di come garantirla: questo è un passaggio successivo molto complesso perché, come ha sottolineato il Ministro Crosetto, non possiamo fare scelte autonome e la decisione di inviare truppe sarà il frutto di una discussione e di un coordinamento con i nostri partner internazionali, la Nato e l’Unione Europea», ha dichiarato ieri. E poi ha proseguito: «La prima cosa è garantire una pace che sia giusta sia per i russi sia per gli ucraini, ma questo non è semplice. Per la prima volta, Trump ha detto che anche la Russia dovrà cedere alcuni territori, si sta avviando una trattativa per la pace che penso sarà lunga e complessa. Giorgia Meloni sta gestendo benissimo questa fase perché è riuscita insieme al ministro Tajani ad avere una voce autorevole in Europa».

Oggi alle 11,30 il Consiglio dei Ministri vedrà in agenda, sullo sfondo dello scenario internazionale, le misure straordinarie per le bollette di imprese e famiglie. Ieri sera il vertice preparatorio a Palazzo Chigi con a Palazzo Chigi presieduto dalla premier Giorgia Meloni, con Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (da remoto), il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto e il titolare degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre al sottosegretario Alfredo Mantovano. Ma la testa è già a domenica, quando Meloni volerà a Londra per il vertice sull’eurodifesa.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.