E’ la sua creatura, quella che gli ha consentito di reggere alle ultime elezioni politiche. Poco importa se in tutti questi anni il reddito di cittadinanza sia stato percepito da un numero considerevole di persone che contemporaneamente lavoravano in nero, era finiti-nullatenenti o appartenevano alla criminalità organizzata.

Poco importa perché adesso è il momento di tornare all’attacco e prendersela con la premier Giorgia Meloni, con la quale più volte si è trovato a ‘dialogare’, a partire dalle nomine del nuovo esecutivo. Per Conte revocare il reddito di cittadinanza “è una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani”.

In una intervista rilasciata a Repubblica, il leader del Movimento 5 Stelle ‘suggerisce’ a Meloni di convocare d’urgenza un “Consiglio dei ministri straordinario per differire i termini e gestire queste scelte sciagurate”, così da evitare “che la rabbia di famiglie disperate prenda il sopravvento”. Parole che arrivano dopo l’uscita, poi ritrattata, di Beppe Grillo che a metà giugno scorso invitò i cittadini a creare delle brigate di cittadinanza per girare per le strade con il “passamontagna” dopo il forte ridimensionamento del sussidio deciso dal governo Meloni. Ieri invece il fondatore e garante del Movimento si è limitato ad attaccare il governo sottolineando che è in atto una guerra contro i poveri.

Per Conte “sorprende Giorgia Meloni, che si sta rivelando una fredda burocrate a Palazzo Chigi, indifferente al carovita che impoverisce il ceto medio e alla disperazione delle persone più fragili. Cancella con spregiudicatezza sensibilità che appartenevano un tempo anche alla destra sociale”.

Poi incalza: “Siamo di fronte a episodi di puro bullismo politico frutto della subcultura tossica espressa da questo governo. Si cerca il capro espiatorio per sviare le responsabilità e deviare le istituzioni per bieche strumentalizzazioni politiche”.

Rdc e salario minimo “sono due misure diverse anche se si incrociano su un punto. Molti lavoratori percepivano il Reddito per compensare una retribuzione da fame. Ora si ritrovano con un doppio schiaffo. Niente salario minimo e Reddito di cittadinanza cancellato – sottolinea -. Vedremo se la volontà del governo di aprire alla proposta sul salario minimo sarà concreta o meno”.

 

Redazione

Autore