L'incriminazione
Steve Bannon rischia un anno di carcere per l’assalto a Capitol Hill: “Rifiutò di testimoniare sul ruolo di Trump”
Steve Bannon è stato accusato di oltraggio al Congresso degli Stati Uniti e rischia l’incriminazione per una vicenda legata all’assalto a Capitol Hill dello scorso gennaio. Bannon, ex stratega di Donald Trump, consigliere dell’ex Presidente degli Stati Uniti, noto attivista di estrema destra oltre che animatore del media Breitbart News, estremista anche quello. L’incriminazione potrebbe arrivare in quanto Bannon si è rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione d’inchiesta della Camera che sta indagando sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso.
Quelle immagini fecero il giro del mondo: una massa di sostenitori di Trump presero di sorpresa le forze dell’ordine e arrivarono fin dentro il Campidoglio proprio mentre si votava per la certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali del novembre 2020. Oltre 50 gli arresti, perfino cinque morti. La commissione, composta da sette Democratici e due Repubblicani ha votato per raccomandare alla Camera di incriminare Bannon. “Il signor Bannon – ha dichiarato il presidente della commissione, il democratico Bennie Thompson – o si conformerà alla nostra inchiesta o dovrà affrontarne le conseguenze. Se pensate di seguire il percorso scelto da Bannon, vi renderete conto a cosa andrete incontro”.
Lo stratega era stato per molti una delle chiavi della vittoria – soprattutto in termini di pianificazione della comunicazione e sui social – della vittoria alle elezioni presidenziali del 2016 di Donald Trump. Appena un anno dopo era stato allontanato dall’amministrazione per screzi e incomprensioni con il Presidente e con lo staff. Negli ultimi mesi di presidenza di Trump si era però riavvicinato all’ex Presidente e secondo la Commissione d’inchiesta lo avrebbe sostenuto nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni.
La testimonianza dello stratega, ispiratore di movimenti sovranisti in tutto il mondo, era stata richiesta per valutare se Trump avesse in qualche modo favorito il gruppo dei sostenitori che poi avrebbero assaltato il Campidoglio nel “giorno più buio della democrazia americana”, come venne definito. Se la Camera dovesse approvare la raccomandazione della commissione, spetterà al dipartimento di Giustizia decidere per l’incriminazione o meno. Se dovesse arrivare a processo Bannon rischierebbe fino a un anno di carcere.
Lui si è difeso giustificando il suo rifiuto a testimoniare sostenendo che le comunicazioni che coinvolgono il Presidente degli USA sono protette dal “privilegio esecutivo” (“esecutive privilege”), il diritto presidenziale a non rivelare determinati argomenti al Congresso. “Non ci faremo scoraggiare da queste forme di ostruzionismo – ha commentato Thompson – il comportamento di Bannon è vergognoso”. Anche Trump ha contestato la Commissione e ha annunciato un’azione legale contro la stessa.
Il fatto che Bannon e Trump rivendichino il privilegio esecutivo “sembra rivelare un’unica cosa”, ovvero che “Trump era personalmente coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione del 6 gennaio”, ha affermato Liz Cheney, la repubblicana vicepresidente della commissione sul 6 gennaio. Lo scorso febbraio Donald Trump è stato assolto al Senato nel procedimento di impeachment per l’accusa di istigazione all’insurrezione dopo l’assalto dei suoi sostenitori a Capitol Hill. Il presidente Joe Biden ha dichiarato che tutti coloro che non risponderanno alla convocazione della commissione andranno perseguiti. Il voto della Camera dovrebbe tenersi domani.
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