Violata la presunzione di innocenza
Strage di via Palestro, “bionda” finisce alla gogna e viene stracciata la legge Cartabia

Dalla biondina di via Fani alla biondina di via Palestro. La prima notizia, che segnalava ossessivamente la presenza di una “signora bionda” sul luogo dove il 16 marzo 1978 fu rapito Aldo Moro e trucidati gli uomini della scorta, è sicuramente falsa. Della seconda, che ha segnalato nei giorni scorsi nome cognome e indirizzo di un’altra “signora bionda” come colpevole addirittura della strage di via Palestro a Milano del 27 luglio 1993, non conosciamo l’attendibilità.
Quel che sappiamo per certo è che tutte le notizie, se sono uscite dalla procura di Firenze piuttosto che dai Ros dei carabinieri e pubblicate con titoli del tipo “Portò l’autobomba in via Palestro” (La Stampa), “Strage del ’93: è lei la donna del tritolo” (Il Fatto quotidiano), “La donna dell’attentato mafioso in via Palestro a Milano ora ha un nome” (l’Espresso), hanno violato la legge. A meno che l’avvocato Emilio Tanfulla, difensore della signora inquisita, non assuma su di sé ogni responsabilità. Stiamo comunque parlando della violazione del decreto legislativo numero 188 approvato in via definitiva dal consiglio dei ministri il 4 novembre in applicazione della direttiva europea del 2016 sulla presunzione di innocenza.
La signora Rosa Belotti di Albano Sant’Alessandro in provincia di Bergamo non è nuova a vicende di giustizia, è stata in carcere per fatti di droga e ha anche un marito detenuto per estorsione. Ma merita rispetto come ogni altro cittadino, e merita che nei suoi confronti sia applicata la legge voluta dalla ministra Cartabia e dal Parlamento, ma soprattutto dall’Unione Europea che aveva sollecitato gli Stati membri fin dal 2016 e l’Italia in particolare che aveva subito condanne per non essersene mai occupata in tutti questi anni. La legge da poco approvata in via definitiva è stata il primo atto concreto in tema di giustizia del governo Draghi. Impone che nessuno sia presentato come colpevole finché non sia stato condannato con sentenza passata in giudicato. E pone vincoli stretti sia ai procuratori –che possono fare conferenze stampa solo se sono utili per casi particolarmente eclatanti e urgenti- sia alle forze dell’ordine, che devono essere autorizzate ai rapporti con la stampa da appositi e motivati provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
Ci domandiamo quindi prima di tutto quale rilevanza e urgenza rivestano le notizie sulla “biondina di via Palestro”, a distanza di trent’anni dai fatti e dopo che i responsabili della strage sono stati processati e condannati. Il fatto che un paio di testimoni avessero dichiarato allora di aver visto una signora che scendeva dall’auto imbottita di tritolo in via Palestro, è sempre rimasta senza riscontro. Ma la procura di Firenze, il capo Giuseppe Creazzo e gli aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco, continuano a indagare, forse nel tempo libero loro lasciato dalle indagini su Matteo Renzi e family. O forse anche perché, sulla base di una fonte attendibilissima come quella del pluriomicida mafioso Giuseppe Graviano, stanno continuando a rovistare (per la quarta volta, dopo tre archiviazioni) nelle vite di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi per poterli far mandare a giudizio come mandanti di stragi. Il che dovrebbe solo far sorridere se non stessimo parlando di morti e feriti.
Fatto sta che nei giorni scorsi i Ros dei carabinieri hanno effettuato una perquisizione di una casa del bergamasco. Come sono arrivati a quell’indirizzo e quel nome? Mettendo a confronto non l’identikit ricostruito nel 1993 sulla base delle testimonianze raccolte, ma due foto. Una era stata trovata all’interno di un’enciclopedia in casa di certi carabinieri che in Sicilia ad Alcamo erano stati sorpresi con un arsenale da guerra e per quello poi condannati. Persone che nulla avevano a che fare, deve essere chiaro, con le indagini sulla mafia o sulle stragi. Una foto che è stata passata di mano in mano per trent’anni. Solo ora però, attraverso l’uso di un nuovo software che si chiama “C-robot” e la comparazione tra foto si è arrivati a Rosa Belotti, la cui immagine sarebbe compatibile con l’altra al 67%. E quindi? Siamo nel regno dell’assurdo. Ma tanto è bastato per costruire la gogna. Alla faccia della nuova legge sulla presunzione di innocenza.
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