Domenica 11 non è stata solo una data importante per l’Italia calcistica ma anche per quella cinematografica. Nonostante dei pareri discordanti che hanno un po’ diviso la stampa italiana e straniera, il nuovo film di Nanni Moretti, Tre Piani, in concorso al Festival di Cannes, si è portato a casa quegli 11 minuti di applausi che fanno bene al cuore del cinefilo, perché non solo sono segno che Nanni c’è in tutto il suo splendore ma anche che c’è un pubblico in sala che è tornato ad applaudire. Cannes ha riaccolto con calore il suo regista italiano più amato, colui a cui dobbiamo l’ultima Palma d’oro, vent’anni fa con La Stanza del Figlio.

La presenza di Nanni Moretti alla kermesse non è solo motivo di orgoglio ma anche di rinnovata riflessione perché il regista non si è risparmiato e si è concesso alla stampa in una lunga chiacchierata sul suo film, sul suo cinema ma soprattutto su una riflessione post-pandemica su che cosa è cambiato in lui e in noi tutti. Se il suo Tre Piani ha, di diverso dai precedenti, il primato di essere l’unico film morettiano, il primo appunto, a non venire da una sceneggiatura originale di Moretti ma dall’adattamento di un libro (il romanzo omonimo del 2017 scritto da Eshkol Nevo), la tipica ironia pungente del regista ci accoglie nel modo esaustivo con cui si è confrontato con la sovrapposizione calcistica e tennistica della premiere del suo film: «Voi spesso con generosità avete attribuito ai miei film qualità profetiche – sottolinea -: devo dire che quattro anni fa quando ho cominciato a pensare a questo film già sapevo che domenica 11 luglio 2021 l’Italia si sarebbe battuta su “tre piani” in ordine di tempo, quello tennistico, quello cinematografico e quello calcistico ed è uno dei motivi per cui ho scelto di realizzarlo».

Un cast di circa 15 attori degni di nota che comprende Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher e colei che ormai potremmo chiamare la musa di Moretti, Margherita Buy (definita la nostra Meryl Streep), per un film che, partendo da un trauma, un incidente che irrompe nelle vite delle famiglie di un condominio di Roma (di tre piani appunto), riesce ad affrontare con profondità temi cari al regista e universali come «la colpa, la responsabilità nei confronti dei nostri figli, la giustizia relativa, quella assoluta, il conflitto tra genitori e figli». È lo stesso Nanni Moretti anche a definire il suo approccio ad un soggetto non originale: «Non mi sono sentito affatto diminuito dal fatto che per la prima volta ho usato come soggetto un libro perché quando la sceneggiatrice Federica Pontremoli me l’ha fatto leggere, ero strafelice di aver trovato in quei temi, in quei personaggi, in quei sentimenti, il nucleo di quello che sarebbe stato il mio prossimo film». Questa di Tre piani è la prima volta per Moretti anche con una premiere mondiale.

Tutti i suoi precedenti film presentati in concorso a Cannes infatti, erano prima usciti in sala in Italia, permettendo al regista di farsi un’idea sull’accoglienza al film: «Ogni volta è un’emozione nuova – dichiara – ma questa volta molto di più perché è la prima volta che vedo il film con il pubblico». Come tutti sanno, Tre Piani sarebbe dovuto essere in concorso al Festival 2020, edizione del tutto cancellata. Fedele alla sua Cannes, Moretti ha congelato il suo film per garantirgli una degna partecipazione. Un grande atto d’amore nei confronti della manifestazione e un cambiamento degno di nota per il regista: «Conoscendomi, non pensavo che avrei reagito così sportivamente al film tenuto in freezer per un anno e mezzo. Se due anni fa me lo avessero chiesto – continua – avrei risposto che era impossibile. E invece… Sono legato a Cannes e alla Francia perché il cinema viene preso molto sul serio sia come fatto industriale sia come fatto artistico. Non so perché molti francesi hanno deciso da tempo di essere generosi con il mio lavoro ma finché dura, me la prendo così», conclude. E a proposito di cinema, non manca il commento di Moretti a sostegno della sala cinematografica, argomento importante per l’artista che, anche senza una domanda esplicita sul tema, puntualizza comunque la sua posizione: «Ho detto al produttore Domenico Procacci che non volevo sapere quanto offre Netflix per programmare il mio film sulla piattaforma, scavalcando la sala cinematografica. Io non sono per la sala cinematografica per un fatto nostalgico, ancor prima che come regista, produttore, distributore ed esercente, rimango felicemente ancorato ai film al cinema come spettatore».

Tra tutti i registi chiamati riflettere sul post-pandemia, la risposta di Moretti è sicuramente tra le più chiare: «È come se questa pandemia avesse smascherato una bugia e cioè che noi potessimo fare a meno del sentirci comunità, che noi potessimo fare a meno degli altri». Mentre Nanni Moretti garantisce il carisma italiano necessario per rappresentarci in concorso a Cannes, in Quinzaine, tre importanti registi del nostro panorama, Pietro Marcello, Alice Rohrwacher e Francesco Munzi presentano Futura, inchiesta collettiva su come i nostri giovani guardano al futuro. Il primo weekend di Festival di Cannes, intanto, si chiude anche con molte delusioni per una serie di aspettative disattese, a cominciare dal film di apertura non amato da tutti, Annette di Leos Carax, quello di Verhoeven, Benedetta, che ha diviso, Tre Piani di Moretti ancora molto discusso e il forse primo film non amato di Wes anderson, anch’esso congelato, The French Dispatch. Un segno, questo, che forse quest’anno, bisogna puntare a scovare sorprese tra chi, pur entrando in punta di piedi, ha qualcosa di nuovo da dire, per un rinnovamento di tutto il cinema mondiale.