Aveva scoperto che la sindrome dell’Aids era dovuta al virus Hiv, ma non bastò. È già capitato a illustri scienziati di non veder riconosciuto il merito di un loro studio, per il quale viene insignito un collega. In questo caso, il collega è l’istrionico Luc Montagnier, divenuto in tarda età sostenitore di strampalate teorie e tesi complottiste, tra cui quella che il Covid-19, a dispetto delle evidenze contrarie, sarebbe il prodotto di un virus manipolato ad arte. Montagnier aveva certamente merito, ma non superiore a quello di Gallo.

Quanto ci possa essere rimasto male Robert Gallo non è neanche da dire. Diversi scienziati, alla notizia che il Nobel per un scoperta a cui avevano contribuito in modo decisivo era stato conferito ad altri, non si sono più ripresi dallo sconforto e alcuni sono morti poco dopo.  Gallo diceva che il suo studio sull’Aids era un regalo: il regalo del tempo agli adulti e di un sorriso ai bambini. Magari era anche un modo per accattivarsi le simpatie e mostrare il volto umano dell’arida scienza, ma umanamente Robert Gallo si è sempre comportato. E ha deciso di farlo anche adesso.
A 83 anni Gallo ha fatto una dichiarazione che uno scienziato dovrebbe sempre evitare: è disposto a scommettere la sua carriera.

Gli scienziati non scommettono. Gli scienziati ricercano, indagano, verificano. L’azzardo è estraneo al processo di acquisizione della conoscenza scientifica. La scienza progredisce tramite la sequenza di ipotesi, corroborate da conferme sperimentali, che consentono di formulare nuove ipotesi, che richiederanno nuove conferme, e così via.
La scommessa implica un salto, l’accreditamento di un’ipotesi prima che questa sia suffragata dal risultato degli esperimenti. Non va bene, non si fa così.  Forse, sotto la suggestione del suo ex compare-rivale Montagnier, l’austero Robert Gallo ha deciso anche lui di gettarsi nella mischia dei profeti della scienza, di quelli che vaticinano i risultati, invece (o, quanto meno, prima) di comprovarli.

O forse l’umana debolezza a volte induce anche i migliori a comportarsi contro le regole e le consuetudini. Si dice che quando Angelo Brunetti, in arte il Ciceruacchio, fu catturato dopo la disfatta della Repubblica Romana, di cui era stato l’ispiratore popolare, il giudice del tribunale austriaco, che non si capacitava del suo comportamento, gli domandasse: «Ma mi spieghi chi te l’ha fatta fare a metterti con i sovversivi, con due banditi come Mazzini e Garibaldi? Tu facevi il carrettiere. Non era meglio continuare tranquillamente il tuo lavoro, invece di ritrovarti di fronte al plotone di esecuzione?» E il Ciceruacchio: «Sor Giudice, io so’ carrettiere, ma prima d’esse carrettiere, so’ omo».

Ciceruacchio aveva messo a repentaglio la sua oscura attività di carrettiere per darsi all’oratoria patriottica, per umana convinzione, o per umana debolezza. Aveva abbandonato la prudenza e aveva accettato il rischio. Gallo non rischia la fucilazione, ma una carriera ben più celebrata di quella dell’umile carrettiere Brunetti. Anche lui fa appello alle ragioni dell’uomo su quelle dello scienziato? O sa qualcosa che noi ignoriamo?  Innanzi tutto, su cosa è disposto a scommettere? Sul fatto che il vaccino antipolio sia efficace anche per debellare il virus del Covid19. E cosa lo induce a crederlo? Alcune osservazioni indirette e alcune analogie. Le osservazioni sono che le campagne intensive per sgominare la poliomielite avrebbero avuto effetto anche sull’influenza stagionale, notevolmente ridotta l’anno successivo alla vaccinazione antipolio.

Quindi la catena di ragionamenti è la seguente. La vaccinazione contro la polio, dovuta al poliovirus, avrebbe immunizzato la popolazione anche contro il virus dell’influenza stagionale. Ma quest’ultimo appartiene alla stessa famiglia dei coronavirus, cioè a quella del Covid19. Dunque, se A implica B e B implica C… A implica C. Ovvero, gli amici dei miei amici sono miei amici! Applichiamo la proprietà transitiva alla biologia ed ecco che -eureka- abbiamo trovato l’arma che cercavamo o, almeno, un accettabile surrogato. E quali sono le analogie? Beh, il poliovirus può essere trasmesso attraverso le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Ci suona molto familiare, vero?

E che altro? Sia il poliovirus che il virus della Covid19 sono ad “Rna”, cioè il loro corredo genetico è rappresentato da un singolo filamento di una lunga molecola biologica identificata con l’acronimo di Rna. I virus ad Rna si contrappongono a quelli a Dna. Quelli ad Rna sono più furbi, o forse più pigri, degli altri. Hanno trovato il modo di replicarsi saltando un passaggio, ovvero dimezzando il lavoro.  Sappiamo che il virus non può riprodursi da solo, perché ha bisogno dell’armamentario riproduttivo di una cellula. Ricordiamo come funziona.  La cellula ha nel suo nucleo il Dna. Il Dna è una molecola biologica contenente le informazioni su come sintetizzare le proteine occorrenti per svolgere le sue funzioni vitali. In pratica, il Dna è un manuale di istruzioni per costruire le proteine necessarie.
Ma le proteine non possono essere costruite nello stesso posto in cui si trova il Dna.