"Il fatto non sussiste"
Voto di scambio, i Cesaro assolti dopo gogna e veto di Salvini: “C’è poco da festeggiare”
Anni di gogna e come sempre più spesso capita l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Il tribunale di Napoli nord, con queste motivazioni, ha assolto il senatore di Forza Italia Luigi Cesaro e il figlio Armando (ex consigliere regionale della Campania) dall’accusa di voto di scambio, in occasione delle elezioni regionali del 2015. Insieme con i Cesaro (difesi dall’avvocato Michele Sanseverino e dal rofessore Alfonso Fiurgiuele), sono stati assolti perché il fatto non sussiste altre 27 persone.
“Ho fatto tutta la gavetta e mi sono fatto le ossa combattendo contro un pregiudizio che mi ha accompagnato, ma che non credo di meritare – scrive sui social Armando Cesaro che alle regionali 2020, da capogruppo uscente, fece un passo indietro non ricandidandosi dopo la richiesta di Matteo Salvini, segretario della Lega-. Ho sempre avuto un solo obiettivo: rappresentare i miei concittadini nelle istituzioni e difenderli. Essere il riferimento della mia gente, del popolo da cui provengo e con cui sono cresciuto. Di cui conosco ogni piccolo problema”.
“Faccio politica da quando avevo 15 anni, è la passione della mia vita. Ho frequentato le sezioni – spiega Cesaro jr – affisso i manifesti di notte, distribuito volantini ai gazebo, allestito palchi, principalmente per farci salire altri – sottolinea – Ricordo il profumo dei primi fac-simile con il mio nome, l’emozione di vedere i primi manifesti con la mia foto. Il mio primo comizio, ho ancora i brividi. Lavorando, senza mollare mai, ho raggiunto tutti i miei traguardi. Dal sogno di un bambino che guardava Silvio Berlusconi come il proprio mito, alla vice presidenza nazionale dei giovani di Forza Italia e all’elezione al Consiglio regionale della Campania, con 30.000 preferenze. Ho risolto problemi, presentato proposte di legge. Sempre presente, sempre attivo – aggiunge – Sono Armando. E ho passato gli ultimi tre anni e mezzo a rinunciare a tutto questo, perché finito sotto inchiesta“.
Poi l’attacco al partito, Forza Italia, che nel 2020 si piegò, in silenzio, alla richiesta del leader della Lega: “Per senso di responsabilità e rispetto verso la mia gente, verso il mio partito anzi, verso il capo del mio partito mi sono fatto da parte. E ho aspettato, silenziosamente. Sono stati mesi lunghi e difficili. Da titolare ho scelto di mettermi a bordo campo. Da dirigente ho scelto di tornare militante. Per non dare modo a nessuno di strumentalizzare la mia posizione. E mi è costato tanto. Sono Armando. E oggi sono stato assolto perché il fatto non sussiste – dice ancora – Gli amici veri, quelli che mi conoscono davvero, hanno sempre creduto nella bontà delle mie azioni e mi sono rimasti accanto. E li ringrazio. Non festeggio, perché sono state tante, troppe le rinunce, le ingiurie, la tristezza. Un filosofo disse: ‘La verità è figlia del tempo’. Quel tempo, oggi, è arrivato”.
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