Presidente, quale potrebbe essere la vera riforma del Csm finalizzata ad eliminare l’empasse in cui si è venuto a trovare l’organo di autogoverno della magistratura? Oggi inizia il processo disciplinare a carico degli ex consiglieri coinvolti l’anno scorso negli incontri con Luca Palamara. «Il Csm andrebbe “eliminato”, sarebbe questa la riforma rivoluzionaria!”, afferma provocatoriamente Antonio Leone, presidente del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria ed ex componente laico del Csm nella scorsa consiliatura, commentando la proposta di riforma dell’Organo di autogoverno delle toghe avanzata in questi giorni dall’esecutivo. Secondo le ultime indiscrezioni, è stato definitivamente archiviato il sorteggio, anche nella versione “temperata”, per l’elezione dei componenti togati del Csm. Il sorteggio era uno degli iniziali cavalli di battaglia del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Verrà abolito l’attuale collegio unico nazionale, sostituito con dei collegi uninominali in cui sarà eletto solo chi raggiunge una determinata soglia, altrimenti si andrà al riparto proporzionale. Sarà prevista, infine, la possibilità della preferenza multipla.

Non le piace questa riforma?
Mi sembra che se l’intento fosse quello di eliminare il peso delle correnti, questa riforma lo amplifica a dismisura. Il problema della finta eliminazione del correntismo, (non delle correnti!) è stato già affrontato in precedenza e non si è minimamente risolto attraverso un cambio della legge elettorale dei membri togati.

Addirittura?
Chi ha in mente questa riforma non sa che le correnti hanno reti locali che prendono in carico i magistrati dal loro ingresso in magistratura e li accompagnano fino alla pensione. Più ristretto è il collegio e più facile è intercettare il voto. Nessun magistrato, se non sostenuto da un gruppo, verrebbe mai eletto. Sa chi lo ha detto di recente?

No.
Il dott. Sebastiano Ardita che, da attuale consigliere del Csm ed esponente di punta di un gruppo associativo, quello fondato dal presidente Piercamillo Davigo, cioè Autonomia&indipendenza, credo se ne intenda.

Insomma, dalla padella alla brace?
Certo. Se passasse questa riforma le correnti, mi riferisco a quelle più strutturate e organizzate sui territori, avranno finalmente il pieno controllo della magistratura. Altro che caso Palamara.

Lei è stato componente laico al Csm. Qual è il ruolo dei laici a Palazzo dei Marescialli?
Sulla carta è un ruolo importantissimo. La Costituzione ha previsto infatti che un terzo dei componenti del Consiglio venga scelto dal Parlamento, fra avvocati e professori di diritto, proprio al fine di evitare che l’organo di autogoverno dei magistrati divenga autoreferenziale e scollegato dal controllo delle istituzioni democratiche. E poi spero che un giorno qualcuno mi spieghi perché professori delle più disparate materie giuridiche che magari non hanno mai messo piede in un aula di tribunale debbano far parte del Csm.

È la Costituzione….
Lo so benissimo. Ma potrebbe anche essere cambiata: ci vogliono magistrati e avvocati che sono i veri attori del comparto giustizia e che passano, entrambi, la maggior parte della loro vita nelle aule dei tribunali.

Dalla lettura delle chat di Palamara è emerso, invece, che nella partita delle nomine i laici non venivano quasi mai coinvolti.
Il “problema” è che per due terzi il Consiglio è composto da magistrati. È un fatto puramente numerico: se i magistrati si mettono d’accordo fra loro, vedasi le nomine “a pacchetto”, il ruolo dei laici è ininfluente. Il peso dei laici, poi, andrebbe aumentato soprattutto nella sezione disciplinare. Adesso può esserci il rischio che i magistrati che compongono la sezione abbiano partecipato a tornate elettorali, a convegni di corrente, a sponsorizzazioni personali in vista del conferimento di incarichi, proprio con i colleghi che un domani potrebbero giudicare. Ricordo che la sezione disciplinare è un giudice a tutti gli effetti, e come tale deve essere, oltre che apparire, terzo ed imparziale.

Anche lei è dell’avviso che Palamara non possa aver fatto tutto da solo?
Elementare Watson. Il ruolo del singolo consigliere non può assumere rilievo determinante nell’ambito dei processi deliberativi di un organo collegiale. La ‘degenerazione’ delle correnti non è solo farina del sacco di Palamara.

Il Csm è l’organo che tutela l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Esiste, ad esempio, la pratica a tutela dei comportamenti lesivi del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione che possano determinare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria.
A me è sempre sembrato un rito stanco. Dalla richiesta di apertura pratica presso il Comitato di presidenza del Csm alla effettiva istruttoria in Prima Commissione ne corre. Molte richieste di apertura pratica cadono nel vuoto. Spesso in passato si è strumentalizzato tale istituto per fini puramente “politici”.

Se venisse eliminato il Csm i suoi compiti passerebbero al Ministero della giustizia: non sarebbe la fine della separazione dei poteri?
Al Ministero della giustizia i ruoli chiave, dal capo di gabinetto, al capo dell’ufficio legislativo, ai vari capi dipartimenti, sono ricoperti da sempre da magistrati. La separazione dei poteri a via Arenula si fa sempre più lontana. L’autonomia e l’indipendenza della magistratura si garantisce in primis con il comportamento dei singoli magistrati e poi con meccanismi, amministrativi, che mettano nell’angolo qualsiasi intervento della politica e delle correnti.