Gentile Direttore,
ieri dalle pagine del suo giornale l’avvocato Giandomenico Caiazza, presidente delle Camere penali, ha avuto giustamente modo di stupirsi per «il silenzio scandaloso» che ha accompagnato le esternazioni del consigliere del Csm Nino Di Matteo riguardanti un differimento pena per motivi sanitari di un detenuto al 41bis. Per il magistrato siciliano, tale provvedimento è frutto delle «logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte», rappresentando una «grave offesa alla memoria delle vittime e all’impegno quotidiano di tanti umili servitori dello Stato». In soldoni, a dire del Di Matteo, si è trattato di un cedimento dei magistrati dell’Ufficio di sorveglianza di Milano a logiche di ricatto dell’antistato!

A tale silenzio scandaloso si è da più parti evidenziata l’altrettanto scandalosa richiesta, da parte del Csm, dell’apertura di una pratica a tutela della Procura di Milano a fronte delle dichiarazioni del consigliere laico Alessio Lanzi sulle modalità di conduzione delle indagini per morti nelle Rsa lombarde per Covid-19. Veda direttore, è vero che il sistematico susseguirsi di dichiarazioni intrise di una certa gravità possono portare ad una assuefazione, ma possiamo dimenticare o ignorare un altro precedente “scandaloso” silenzio? Durante la campagna elettorale per l’elezioni suppletive del Csm dello scorso anno, sempre Di Matteo affermò che per i magistrati «l’appartenenza a correnti o a cordate è l’unico modo per fare carriera e di tutela nei momenti difficili», di fatto un sistema «molto vicino alla mentalità e al metodo mafioso».

Anche allora nessuno si scandalizzò, ad iniziare dai suoi colleghi magistrati tacciati di utilizzare le “regole” di Cosa Nostra per avere incarichi direttivi o altro. Il dott. Di Matteo, quindi, parlava del Csm, quello stesso Csm di cui egli fa ora parte e che a me sembra utilizzi ancora le stesse “regole” per le nomine. Cosa sarebbe successo se tali affermazioni fossero state pronunciate da un politico o da un membro laico? Purtroppo il “doppiopesismo” è una insopportabile caratteristica del nostro Paese. Spiace solo che una parte della magistratura non capisca che tali atteggiamenti delegittimino l’intera categoria.