Sono passati più di due anni da quando Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato unitariamente proposte sullo sviluppo dell’area metropolitana di Napoli. A tal proposito abbiamo redatto una piattaforma scandita da diversi “capitoli” dedicati ai settori produttivi e a quelle aree strategiche importanti per la crescita di una grande città come la nostra. Con quel documento, abbiamo avanzato non solo le nostre proposte, ma abbiamo tracciato anche le linee di una nostra idea di sviluppo.

Viviamo in una città dalle dimensioni tipiche delle grandi metropoli europee come Londra, Parigi, sia per densità abitativa che per estensione, ma con tutte le criticità e tutti i nodi irrisolti di una città dell’Italia meridionale.
Al centro della nostra idea di crescita c’è, senza dubbio, il lavoro. E per questo, siamo convinti sostenitori che prima di tutto vada preservato e tutelato “il preesistente”, ovvero quelle realtà produttive di eccellenza e ancora vitali dei nostri territori, a partire da Whirlpool, passando per Stellantis, Leonardo, il cantiere di Castellammare che, se inserite in un contesto più ampio di riqualificazione di aree con grandi potenzialità come Bagnoli e Napoli Est, andrebbero a costituire un’area metropolitana che nulla avrebbe da invidiare alle grandi capitali europee.

Bagnoli e Napoli Est sono trent’anni che aspettano di essere riqualificate. La Uil, con Cgil e Cisl, ha partecipato negli anni a innumerevoli incontri su queste due aree, ogni volta con attori e protagonisti diversi. Su queste zone abbiamo riscontrato contrapposizioni da parte delle importanti istituzioni di questa città, mentre ci aspettavamo responsabilità, collaborazione, lungimiranza. Come possiamo solo pensare allo sviluppo dell’area metropolitana di Napoli se tra gli attori strategici non c’è coesione, non c’è interazione? Eppure dei buoni esempi li abbiamo, penso alle academy di Cisco ed Apple a San Giovanni a Teduccio oppure al riutilizzo dell’ex stabilimento Olivetti a Pozzuoli, isole felici che potrebbero essere replicate. Serve spirito di collaborazione e responsabilità, ancora di più oggi, nel post-pandemia.

Napoli e la Campania stanno pagando e pagheranno forti conseguenze a causa del lockdown, allora bisogna fare squadra, collaborare tra istituzioni sul territorio e col Governo nazionale. Partiamo dalla riqualificazione ambientale, dal ciclo dei rifiuti, dalla salvaguardia delle risorse idriche, passiamo per l’intensificazione delle reti digitali, l’incremento delle energie rinnovabili, il rafforzamento delle infrastrutture di trasporti e logistica, compreso il porto di Napoli. Sulle risorse, poi, credo che vada superata quella soglia del 34% spettante al Sud che, tra l’altro, non è mai stata rispettata: si alzi l’asticella senza scuse e senza remore.

Un’altra riflessione la vorrei fare per il porto di Napoli: il nostro ruolo sindacale continueremo a svolgerlo nel comitato di cui facciamo parte sia per accompagnare sia per batterci per quegli interventi non più rinviabili. Ci auguriamo che la nuova amministrazione comunale di Napoli dia un forte segnale di discontinuità rispetto al passato perché, a parte alcune idee presentateci dalla Regione, un vero dibattito su come riqualificare e rilanciare la città di Napoli non esiste. La Uil, che proprio oggi, 5 marzo, compie i suoi 71 anni, non farà mai mancare le sue proposte né le mobilitazioni, laddove continuassimo a sentirci inascoltati, perché siamo convinti che il lavoro debba restare al centro di ogni idea di sviluppo e di futuro.