«L’obbligo di green pass per accedere a molti ambiti della vita collettiva lede soprattutto i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite. Chiediamo, quindi, fermamente che il decreto venga immediatamente ritirato e che la materia venga disciplinata con criteri che garantiscano la libertà individuale nella scelta terapeutica senza sacrificio dei diritti fondamentali oggi illegittimamente compressi e compromessi». Lo chiedono a gran voce gli avvocati del foro di Napoli e di quello di Napoli Nord. Ma non solo. Tra i firmatari dell’appello figurano anche il magistrato Luigi Bobbio, oggi in servizio al Tribunale di Nocera, ed Elisabetta Rampelli, presidente dell’Unione italiana forense.

Secondo l’avvocatura napoletana l’obbligo di esibire la certificazione verde, stabilito dal Consiglio dei ministri in «prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività», violerebbe non solo la libertà del singolo ma anche la legge. «Un sistema giuridico fondato sulla dignità del lavoro e dei lavoratori previsto dall’articolo 1 della Costituzione – si legge nel documento stilato dagli avvocati – sull’adempimento dei doveri di solidarietà politica, previsti dall’articolo 2, sull’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ritenuti limite alla libertà ed all’uguaglianza tra i cittadini previsto dall’articolo 3, sul riconoscimento al diritto al lavoro previsto dall’articolo 4, sulla riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori, comunque limitati dal divieto di violazione del rispetto della persona umana prevista dall’articolo 32, non può non espellere come corpo estraneo un provvedimento che, nei fatti, si pone in antitesi coi principi fondamentali richiamati e che ha lo scopo dichiarato di obbligare i cittadini e, nello specifico, i lavoratori, a sottoporsi a un trattamento sanitario pena un danno economico o la perdita dello stipendio o del lavoro».

A queste ragioni si aggiunge la componente discriminatoria nei confronti di chi ha deciso di non farsi inoculare il siero anti-Covid. «Allo stato, la norma presenta, nella sua ratio e negli effetti pratici da un lato introduce un surrettizio obbligo vaccinale senza che una legge lo disponga, dall’altro individua due categorie di cittadini evidentemente con trattamento diseguale – spiegano – È un palese e intollerabile atto discriminatorio che incide sull’economia dei singoli e delle famiglie creando un doppio binario in termini di libertà della scelta terapeutica. Potranno continuare a scegliere di non vaccinarsi solo coloro i quali potranno permetterselo perché in condizione economica vantaggiosa. Il concetto di libertà non può essere declinato in termini economici. La libertà è o non è, non si compra con una reviviscenza di antichi istituti romanistici nei quali lo schiavo poteva acquistare la propria emancipatio». Convinti di non fare passi indietro di fronte alla scelta del Governo, gli avvocati concludono: «Se c’è libertà di scelta, la stessa va preservata favorendo l’inclusione paritaria in ogni sua forma. Ogni diversa opzione è un arbitrio che, come avvocati, non potremo tollerare».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.