Un momento, fermi tutti, cazzo compagni, parliamone! A me sembra, dico forse, che ci stia passando fra le gambe una sfera ma che neanche la vediamo. Perplessità in sala: di che sfera parla, quello lì? Ma sì, dài, la sfera di Flatlandia dell’abate Abbot, quando nel mondo piatto dei poligoni uno scapigliato rettangolo notò un punto che si allargò in un cerchio sempre più grande che raggiunse il diametro massimo e poi cominciò a rimpicciolirsi finché sparì. Il poligono capì che era passata una sfera e che dunque esisteva una terza dimensione. Che c’entra? Be’, è un metodo di principio. I grandi eventi capitano sotto gli occhi, tutti li vedono ma non ne capiscono il significato. Se qualcuno vuole per forza dirlo a tutti – “guardate: è una sfera” – lo appendono per i pollici e lo fanno ritrattare, come fecero a Galileo.

Oggi siamo forse in presenza di una sfera? Così sembra e se l’impressione è giusta, la sfera è geniale. A quali fenomeni stiamo assistendo da qualche tempo, tutti diversi e occasionali, ma tutti coincidenti come dieci bombe nella stessa buca. Obiettivo: svelare, con levità e un certo tono casuale, la verità di come NON andarono le cose per cui il cittadino italiano Berlusconi Silvio, appena sceso in politica per mandare all’aria il piano tanto ben preparato, fu per prima cosa appeso per i pollici da un avviso di garanzia recapitato a mezzo stampa e lì lo hanno tenuto per oltre trent’anni. Non aveva mai avuto un processo prima, ma lo lapidarono con cinquanta processi subito dopo. Fu allestita la più bella e compatta campagna mediatica dove ci potevi mettere dentro tutto, mafia, le malefemmine, lusso e lussuria, idolatria, tasse inevase, mancava solo l’omicidio. Ma già lo avevano messo al forno dei fatti di Capaci e via D’Amelio.

Una strage non si scopre, in Italia: si assegna. Bologna? Ha da essere fascista, e sennò a chi la diamo? Ai palestinesi? Ma che stiamo pazziando? E sennò a che serve l’equilibrio politico nella Magistratura correntizia e delle logge Ungheria? Mica stiamo a pettinare le bambole o asciugare gli scogli col phon, qui la storia siamo noi e guai a chi racconta quella vera. Bref: come scriveva Giuseppe Gioachino Belli sui chierici di piazza di Spagna a proposito della concordia sul magnare equivocando sulla parola latina “magna” che sta per “grande”, «Er magna è una parola che innamora: e oggi prima l’ha detta un musico, poi dua e poi, tutto er coro giù: misericordiam tuam». Qualcosa di simile è accaduto da quando in Europa hanno deciso che per l’Italia bisognava sbrigarsi a dare una raddrizzata rimandando a casa l’avvocato ignoto Conte e tutta la sua baracca. La LePen in Francia non ha chance. Dunque, Salvini non è un pericolo se sta al passo, ma se deraglia, va fuori con la Meloni.

Il tribunale di Strasburgo, esaminato il caso Berlusconi non emise una sentenza ma una domanda spedita per posta al governo italiano, cioè a Draghi che si riassume così: “Ma davvero il cittadino Berlusconi Silvio è stato condannato? Pregasi informare con dettagliata risposta”. Non sappiamo se lo ha fatto. Ma ecco che il Csm e la magistratura tutta cominciano a dar segni di decomposizione, urla e grida escono dal palazzo decorato con tante piccole teste di Mussolini con l’elmetto. E poi in Parlamento e nei suoi dintorni si comincia a dire sussurrando quel che mercoledì ha detto Matteo Renzi urlando: il re è nudo, che fa sempre effetto, nel senso che i giochi sono ormai tutti scoperti. E lì la spiegazione tecnica: le cattive correnti cui i poveri magistrati devono iscriversi se vogliono fare carriera sono loro il vero cancro perché dominano il Parlamento e si beffano delle sue leggi e tutti ricordiamo il golpettino davanti ai microfoni, ai tempi non troppo remoti di Mani pulite, e che scoprirono le armi di una insurrezione popolare inesistente ma che sarebbe diventata il grillismo.

Atteggiamenti ai limiti dell’insurrezione contro il Parlamento, del resto identificato come scatola di tonno, altro che il Sei gennaio a Capitol Hill. E oggi, gli ultimi due invecchiati rampolli ancora attivi del vecchio Pool – Greco e Davigo – si prendono a legnate come il diavolo e Pulcinella nei teatrini dei giardinetti. E poi abbiamo letto e sentito Luciano Violante riconoscere quel che va riconosciuto, e Romano Prodi dichiarare in televisione che quelli (i magistrati) sono pazzi a trattare così Berlusconi, e meno male che Helmut Kohl aveva visto lungo accogliendo Berlusconi fra i popolari. E insomma, non passa ormai giorno senza che qualcuno del vecchio sistema che saldava politica e magistratura e giornalisti portavoce, non porti nuova materia alla sfera di cui dicevamo all’inizio e che completa, vibra la sua musica con parole sussurrate ma intellegibili che dicono più o meno così: abbiamo fatto da trent’anni una gran maialata, abbiamo dato in pasto un cittadino che ci dava fastidio alle corti di giustizia facendogli sputare sangue, abbiamo aizzato o alimentato e premiato con carriere sfolgoranti giornalisti giudiziari e ogni sorta di satiri artisti che si sono nutriti del nostro prodotto popolare che è Berlusconi, ma alla fine che cosa è rimasto?

Guardatevi intorno: un Berlusconi ancora ben in piedi anche se un po’ acciaccato dal cuore, dal Covid, dal cancro e perfino da una statuetta di ferro che gli spaccò naso e fronte, ma che non ha mai mollato e ormai tutta l’Europa guarda con occhio diverso. Perché? Sono forse diventati buoni? No, non sono diventati buoni ma hanno solo scoperto che il vero cancro era il populismo corrosivo e velenoso e che era necessaria una operazione di restauro global. Una che consentisse il passaggio dalla Guerra dei Trent’anni contro l’Uomo Nero di Arcore alla nuova era del futuro in cui il mondo è altrove: via della Seta cinese perché si è di fatto in guerra (commerciale) con la Cina e Berlusconi giorno dopo giorno è andato confermandosi un gigante. È rimasto fermo sulle sue posizioni liberali, ha capito per primo che l’uscita degli Stati Uniti dal teatro europeo era cosa fatta anche senza Trump e ha gridato a gran voce che l’Europa deve darsi una politica estera con una forza armata competitiva: si vis pacem para bellum. O almeno fai finta.

Tutto il mondo sta cambiando drammaticamente e da noi l’“erre-enne-a messaggero” è Matteo Renzi: l’uomo che in percentuale vale quanto le tracce di albumina nell’esame delle urine, ma che di fatto si è guadagnato i galloni di Grand Commis e Agent Sécret dell’Europa dei nuovi Taillerand. E infatti, ricordate: arriva Renzi e licenzia Conte. Arriva Renzi e licenzia la magistratura. Arriva Renzi e si fa quel che l’Europa che conta ha detto. Questo significa un sacco di cose quanto a spessore e importanza dell’Italia in Europa e nel mondo, ma sta di fatto che persino Draghi se l’è inventato Berlusconi quando lo candidò alla Banca centrale europea contro il parere di Cossiga. E allora la sfera comincia ad apparire nella sua lucente semplicità. Ci si accorda su un vasto quasi indolore ma ben visibile mea culpa, si ammette che il cittadino Berlusconi Silvio aveva ragione, che Kohl aveva ragione quando lo volle contro il parere di Prodi (che lo riconosce sportivamente) e che dunque che male c’è? Berlusconi è vivo e lotta con noi e noi gli diamo questo riconoscimento mandandolo al Quirinale. Ci starà quanto la sua salute gli permetterà ma difficilmente per sette anni, mentre là sotto, al nuovo Matignon o Palazzo Chigi, Draghi si sbriga a fare tutto il fattibile, prima di passare all’up-grade di sé stesso.

Forse non c’è nulla di vero, ma difficilmente le cose succedono per caso e del resto se ne parla. Si sta ammorbidendo il pubblico italiano che è stato intossicato dall’antiberlusconismo, persino il comico Paolo Rossi ha recitato un onesto mea culpa, e dunque i giochi stanno prendendo una precisa direzione. E tutti notano quel cerchietto che è apparso fra Montecitorio e Palazzo Madama, c’è chi dice un cerchio e chi un effetto ottico ma cresce e cresce mentre Berlusconi si fa saggista e riprogetta il mondo liberale. Ben giocato, chiunque sia l’autore, secondo noi viene dal Pci perché queste idee sopraffine possono essere elaborate soltanto da chi ha studiato in maniera spregiudicata e da chi è pronto senza problemi a rimangiarsi tutto gridando nel megafono dello strillone: “Compagni, è cambiata la linea: la frase che avete letto sull’Unità conteneva un errore: dove c’era scritto “Berlusconi non è il male della Terra, va letto il sale della Terra. E pedalare di conseguenza, che manca poco. Ah, dimenticavo: l’Europa ce lo chiede”.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.