Così come accaduto per la professoressa napoletana originaria del quartiere Vomero Annamaria Mantile, anche per la morte di Vincenzo Russo, collaboratore scolastico di 58 anni, non è emerso nessun legame tra la prima dose del vaccino AstraZeneca e il decesso avvenuto tre giorni dopo alla clinica Villa dei Fiori di Acerra (Napoli), dove era ricoverato in seguito a spasmi intestinali e nausea.

Questo il primo esito dell’autopsia eseguita dai medici legali del Secondo Policlinico di Napoli su disposizione della procura di Nola che procede nelle indagini con i medici che hanno predisposto la prosecuzione di una serie di esami, a partire da quello istologico. Russo, che viveva con la sua famiglia ad Afragola, lavorava all’Istituto Viviani di Casalnuovo. Ha ricevuto domenica 7 marzo la prima dose del vaccino AstraZeneca all’ospedale di Giugliano, uno dei 16 punti vaccinali diretti dall’Asl Napoli 2 Centro. Successivamente aveva accusato i primi fastidi. “Vaccino fatto, inizia il dolore al braccio speriamo bene” aveva scritto sui social poche ore dopo la somministrazione della prima dose. Poi il 9 marzo il ricovero in ospedale e il 10 il drammatico epilogo.

Russo soffriva di problemi cardiovascolari e in passato aveva avuto una trombosi venosa. L’anno scorso era stato costretto a rivolgersi alle cure dei medici a causa di una trombosi venosa. “In base alle analisi e agli accertamenti che abbiamo fatto  – avevano spiegato i sanitari della clinica Villa dei Fiori – non possiamo ricondurre la morte a complicazioni dovute ai problemi cardiovascolari del paziente. Russo poco prima di morire aveva i globuli bianchi a un livello altissimo ma non aveva nessuna infezione. La sua situazione è precipitata in pochissimo tempo”.

Anche per la professoressa Annamaria Mantile, 62 anni, l’autopsia ha escluso collegamenti con il vaccino AstraZeneca. La morte è stata attribuita a uno shock emorragico e arresto cardiocircolatorio conseguente una “ernia strozzata”.

Redazione

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