Lunedì prossimo il Consiglio superiore della magistratura sentirà il procuratore Raffaele Cantone a proposito del Palamaragate. Cantone, arrivato a Perugia lo scorso anno, ha trovato sul tavolo il fascicolo a carico dell’ex zar delle nomine Luca Palamara, aperto dal suo predecessore Luigi De Ficchy alla fine del 2018. Il Riformista in questi mesi ha evidenziato, si spera senza essere stato polemico, diverse perplessità sulle modalità di conduzione dell’indagine da parte del Gico della guardia di finanza. Molti gli aspetti controversi. Ad esempio la cena del 9 maggio 2019 fra Palamara ed il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, apparentemente non registrata. Non potendo pretendere che Cantone risponda al Riformista, ci auguriamo che qualche consigliere del Csm faccia propri i nostri interrogativi. Due essenzialmente.

Il maggiore Fabio Di Bella, l’investigatore che coordinò le indagini, interrogato come teste il 23 settembre 2020 nel procedimento disciplinare a carico di Palamara disse, a proposito del trojan, che i finanzieri del Gico avevano sempre utilizzato le 5-8 ore a disposizione posizionando le registrazioni in diversi momenti della giornata, soprattutto la mattina presto laddove era possibile un incontro presso la scuola della figlia, l’ora di pranzo e le ore serali. E questo in quanto «Palamara era una persona che era solita intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone». Di Bella aggiunse che la sera dell’8 maggio (quella dell’hotel Champagne, ndr), la registrazione fu programmata «dalle ore 19:00 alle ore 2:00 del 9 maggio».

Lo scorso primo marzo Di Bella venne nuovamente sentito dalla sezione disciplinare del Csm e ribadì il concetto.
Nella programmazione del trojan i finanzieri furono sempre in accordo con i pm di Perugia «tenendo presente quello che era lo stile di vita … avendo notato che Palamara spesso si intratteneva la sera fuori casa con diversi soggetti abbiamo più volte messo la registrazione nelle ore serali e poi tenendo conto di quelle che erano le pregresse investigazioni e quello che era l’obiettivo delle nostre indagini». In un comunicato del 10 marzo 2021 Cantone ha, invece, dichiarato che il trojan non ha registrato l’incontro della sera del 9 maggio 2019, quello appunto della cena tra Palamara, Pignatone, «perché non era, come si è più volte già spiegato in tutte le sedi, programmato in quell’orario per la registrazione».

Quanto dichiarato Cantone, però, non si concilia con la testimonianza Di Bella e con le abitudini di Palamara che era solito «intrattenersi fino a tardi la sera e incontrare diverse persone». Non si comprende perché la sera prima il trojan sia stato programmato fino alle due di notte, registrando anche i sospiri dei partecipanti all’incontro all’hotel Champagne, e la sera immediatamente successiva abbia smesso di registrare alle ore 16.00. Ma quanto dichiarato da Cantone appare smentito da alcuni documenti della Rcs, la società che ha fornito il trojan e che il Riformista ha pubblicato nei giorni scorsi. In particolare un tabulato dal quale risulta che il trojan nella giornata del 9 maggio 2019 ha registrato 93 progressivi, il primo alle ore 00:02:38 e l’ultimo alle ore 22:53:17, e una relazione del 29 luglio 2019 secondo la quale l’8 maggio 2019 il maresciallo Roberto D’acunto aveva programmato il trojan per registrare il giorno successivo dalle 6 pomeridiane fino alle 11:59:59 pomeridiane.

E poi c’è la conversazione 187 fra Palamara e il togato Luigi Spina del 7 maggio 2019 ore 23:19 classificata da Di Bella «molto importante». Nella conversazione, ascoltata e trascritta alle ore 18.42 dell’8 maggio, quindi più di cinque ore prima dell’incontro dell’hotel Champagne, Palamara e Spina si accordano per vedersi con Cosimo (Ferri) Luca (Lotti) e i togati Lepre (Antonio) Morlini (Pierluigi). Di Bella, sempre nella testimonianza del primo marzo 2021, disse che «non ci sono riferimenti specifici alla riunione, né ai partecipanti, né all’orario e né al luogo della riunione». Nella richiesta di archiviazione della denuncia di Ferri per abuso d’ufficio nei confronti dei finanzieri, la pm romana Lia Affinito, moglie del colonnello dei carabinieri Maurizio Graziano, uno dei chattatori con Palamara, scrive che «nella telefonata sebbene si faccia riferimento ad un incontro per la serata successiva non vi è alcuna indicazione di dettaglio né di orario né di luogo e persino sui partecipanti».

Al contrario di quanto sostenuto da Di Bella e dalla pm, nella conversazione si fanno come visto nomi e cognomi e si dice «domani sera». Il luogo è irrilevante perché ciò che rileva è la presenza del parlamentare. E poi nessun altro Cosimo – se non Cosimo Ferri – è emerso dalle indagini e nella rubrica del telefono di Palamara. Tale conversazione è dirimente perché escluderebbe la casualità dell’ascolto delle conversazioni fra i parlamentari Ferri e Lotti con Palamara e i cinque togati del Csm la sera dell’8 maggio all’hotel Champagne, rendendo tutto inutilizzabile.