Marco ha una specie di ossessione per il Riformista. Dico Marco Travaglio, il mio amico Travaglio. Non c’è giorno che non ci tiri una frecciata. Ora si è messo in testa che vendiamo poco e abbiamo pochi lettori. Ci ha lanciato contro il povero Marco Lillo, che da qualche mese non ha più veline e non sa che scrivere. Lillo, diligente, ha fatto il suo lavoro, ma ha sbagliato un po’ di conti. Senza l’aiuto di un Pm Lillo fa dei gran pasticci. Noi francamente avremmo ignorato questa ragazzata, anche perché Marco lo conosciamo da tanti anni, conosciamo le sue fissazioni e proprio per questo gli vogliamo bene.

Però è successo che prendendo spunto dalla “Lillata”, il presidente dell’Antimafia ha chiesto che il Riformista sia chiuso. E allora siamo stati costretti a far polemica, vista la clamorosità dell’aggressione (aggressione alla libertà di stampa). Allora Marco è tornato alla carica, spiegandoci ben bene che 150 mila lettori certificati sono pochi, perché lui ne ha molti di più.

Ok. Però 150 mila lettori sono più del doppio di 60 mila, giusto? E sessantamila sono le persone che hanno schiacciato un pulsantino per votare l’avvocato Conte come capo del partito di maggioranza relativa. E il Fatto ha definito plebiscitario quel risultato. Ma se quello è un plebiscito, il nostro cos’è? È un plebiscito quasi triplo.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.