Al netto di tutte le possibili considerazioni politiche e delle relative strumentalizzazioni gossipare che in questi giorni vedono coinvolti, restandone stravolti, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la sua quasi-consigliera Maria Rosaria Boccia, c’è un altro aspetto che tutta questa vicenda fa emergere e che diventa sempre più dirimente per i politici e le loro carriere. Per quanto ancora poco dibattuto e ancor di meno apprezzato, è evidente che i nostri rappresentanti di ogni ordine e grado mostrino una comprensione assai superficiale della dimensione digitale e della contemporanea esistenza di una identità altra, a volte in aperto conflitto con quella fisica e reale, che online si sostanzia anche a prescindere dalla volontà dei diretti interessati.

Così in parlamento in questi anni sono state depositate diverse proposte di legge che per lo più ponevano dei limiti e dei divieti all’accesso ai social network per i minorenni, o almeno fino a una certa età, e contemporaneamente sui giornaloni e nei talk televisivi si discuteva leggiadramente dei tanti pericoli della rete che i nostri giovani sottovalutavano – in quanto sprovvisti degli strumenti culturali e della necessaria esperienza del vissuto. Ma a cadere nella trappola dell’onlife siamo stati principalmente noi adulti. Sono stati in primis numerosi politici che hanno pagato un dazio reputazionale e di credibilità che a volte ha stroncato brillanti percorsi, ha sgonfiato ambizioni legittime, costretto a ritirate strategiche e scaraventato nel girone infernale dell’hate speech anche i politici più docili e mansueti.

Allora, per evitare che ogni volta si ripeta lo stesso supplizio e che si commettano le medesime leggerezze, che poi diventano baratri profondi come la Fossa delle Marianne, è giunto il momento di dettare un vademecum pedagogico a uso dei politici, un mini prontuario dell’identità digitale fatto di poche ma essenziali regolette da attaccare al muro sotto la foto del presidente Mattarella, in modo da tenerlo sempre in evidenza.

1. La nostra faccia è presente sui social anche quando non siamo noi a postare selfie e foto sui nostri account
2. L’identità digitale che ci precede online può deragliare in un adolescentismo persistente fatto di selfie tutti spensierati, sorridenti e disinibiti
3. I selfie e i video condivisi sono permanenti, non scompaiano mai
4. I selfie e i video condivisi sono accessibili alla qualunque
5. Non siamo proprietari di nulla di ciò che condividiamo, a cominciare dall’auto- ritratto digitale che abbiamo alimentato nel tempo senza volerlo
6. L’identità digitale si impone sempre su quella fisica, la precede e la manipola
7. Un selfie in meno al giorno toglie ogni fastidio di torno
8. Il popolo del web e dei social è un popolo privo di storia comune, al massimo di qualche stories
9. Le polarizzazioni social non si mettono a tacere, se non accettandole
10. L’identità digitale racconta anche quello che non siamo o che non vorremmo mai essere

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).