Impugnerò la decisione davanti all’assemblea generale dei soci dell’Anm chiedendo di essere sentito per spiegare le mie ragioni”. Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm espulso sabato dall’Associazione Nazionale Magistrati dopo la riunione del comitato direttivo centrale, annuncia battaglia.

Il pm romano, dagli studi di Omnibus, su La7, torna sulla decisione dei colleghi, che non gli hanno dato la possibilità in quella occasione di intervenire con la sua memoria difensiva, perché non previsto dallo statuto.  “Le decisioni ora vanno rispettate, ma siamo in un ordinamento democratico, lo statuto prevede la possibilità di impugnare la decisione. C’è una magistratura silenziosa che mi chiede di non mollare e di dimostrare la mia innocenza in tutte le sedi”, rivendica Palamara.

L’ex presidente dell’Anm non ci sta “a fare da capro espiatorio, sono pronto ad assumermi le mie responsabilità” ma “voglio non ci sia disparità di trattamento”. Per Palamara è un problema di un sistema “che ha fallito”, di cui “ho fatto parte” e che lo ha “inghiottito”, ma che “non l’ho inventato io”.

Palamara entra quindi nella polemica col collega Eugenio Albamonte, ex presidente dell’Anm, che lo ha querelato. “Riconosco ad Albamonte che fu lui a individuare, nel 2017, il vero problema che affligge la magistratura: il carrierismo. E in quella occasione fui tra i principali sostenitori di Albamonte di non ripercorrere nella magistratura i giochetti della politica e di continuare a dare seguito a quel tema individuato”, precisa il pm a Omnibus.

Da parte dell’ex presidente dell’Anm, indagato per corruzione a Perugia, sono arrivate anche delle scuse “ai tanti cittadini e magistrati travolti da una situazione del genere. Qui parliamo di un altro tema, della gestione del potere interno alla magistratura, rispetto al quale sono rimasto ‘incastrato’ pure io ma rispetto al quale non ci sto a fungere da capro espiatorio”, rivendica Palamara.

Parlando quindi dell’inchiesta che lo riguarda, l’ex pm romano ricorda come “si parla tanto di questo trojan, uno strumento di intercettazione che fa discutere. Il trojan ha registrato accordi tra due gruppi associatici, e nessun episodio di corruzione, accusa dalla quale mi saprò difendere, dopo che è già emerso che non ho preso soldi per nessuna nomina”.

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