Il caso
Cassazione, la sinistra prende tutto: Curzio presidente, la rabbia di Tirelli
Le previsioni della vigilia sono state confermate: la sinistra giudiziaria ha fatto “cappotto” in Cassazione. Come anticipato dal Riformista, Pietro Curzio è il nuovo numero 1 di piazza Cavour. Dopo la nomina avvenuta lo scorso novembre del procuratore generale Giovanni Salvi, esponente di Magistratura democratica, ieri è stato il turno dell’attuale presidente della Sesta sezione civile della Cassazione, anch’egli legato alla corrente di sinistra delle toghe. Il suo nome è stato proposto all’unanimità dalla Quinta commissione del Csm. Per l’ufficialità bisognerà ora attendere mercoledì prossimo quando al Quirinale si terrà una seduta del Plenum del Csm presieduta dal presidente della Repubblica. Il passaggio di consegne in Cassazione con Giovanni Mammone, che ha raggiunto l’età pensionabile, è invece previsto il venerdì successivo. Grande amarezza, dunque, per Francesco Tirelli, presidente della prima sezione civile e attuale segretario generale della Cassazione.
Sulla carta era lui ad aver più titoli, con l’attitudine specifica alle funzioni direttive rappresentata proprio dall’incarico di segretario generale, il responsabile dell’organizzazione delle sezioni civile e penali e stretto collaboratore del primo presidente. Fonti della Cassazione hanno riferito che già da giorni avrebbe fatto sapere che, in caso di bocciatura, avrebbe lasciato questo incarico. Ieri, comunque, non risultava ancora nulla di ufficiale. Forse perché in attesa dell’insediamento del nuovo presidente. Tirelli, come ricordato, è simpatizzante di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe. Per il segretario generale della Cassazione quella di ieri è la seconda doccia fredda dopo quella dello scorso maggio quando era stato bocciato per l’incarico di presidente del Tribunale Superiore delle acque pubbliche. Il Csm gli aveva preferito Giuseppe Napoletano. La Cassazione, comunque, si conferma ancora una volta off limits per le donne. Come la presidenza della Repubblica.
Per Margherita Cassano, presidente della Corte d’appello, unica donna in lizza, il “contentino” di presidente aggiunto. L’anagrafe – è più giovane di Curzio – e un eventuale cambio di maggioranza al Csm nel 2022, potrebbe giocare a suo favore per diventare la prima donna al vertice Cassazione. Cassano, da sempre molto attiva in Magistratura indipendente, è una delle magistrate più stimate in Italia. Classe 1953, barese, esperto di diritto di lavoro, Curzio è stato recentemente autore di un saggio sul Job acts. Ed è lui che ha firmato il provvedimento con cui è stato rigettato il ricorso dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara contro la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio disposta l’anno scorso dal Csm. A tal proposito, questa settimana sono stati eletti anche i quattro componenti supplenti della Sezione disciplinare. Si tratta del laico in quota Lega Emanuele Basile e dei tre togati (giudici con funzioni di merito) Elisabetta Chinaglia, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe.
La prima è esponente delle toghe progressiste. I due sono invece davighiani di Autonomia&indipendenza. Il “potenziamento” della Sezione disciplinare avviene a ridosso dell’udienza fissata per il 21 luglio a carico di Luca Palamara. Per aumentare i giudici è stata necessaria una modifica del regolamento. Scelta dettata dal timore che i vari componenti possano essere ricusati dall’ex presidente dell’Anm per essere finiti in qualche chat. II laico di Forza Italia Alessio Lanzi ha espresso “serie perplessità” sulla modifica regolamentare, perché «la modifica si pone in tensione con l’articolo 25 della Costituzione sulla precostituzione del giudice per legge (…) creando di fatto dei giudici nuovi che andranno a valutare fatti precedenti alla loro nomina».
Per Lanzi sarebbe stato preferibile che una riforma che incide così pesantemente sulla composizione della sezione disciplinare fosse decisa dal Parlamento o dal Governo. Altri hanno fatto rilevare come l’elezione dei supplenti debba avvenire contemporaneamente all’elezione del vice presidente del Csm. Il tempo era scaduto da tempo, insomma, ma il terrore di non poter giudicare Palamara deve aver avuto il sopravvento a Palazzo dei Marescialli.
© Riproduzione riservata