Ecco: un premier che avesse, non diciamo nascosto, ma misurato l’enfasi da reality, invece di raccontare di eserciti che circondano paesini, di evitare le corse al supermercato, alimentando la corsa agli accaparramenti; di allarmare sugli assembramenti pubblici, aprendo le porte anche alle schizzatissime decisioni della Lega Calcio di serie A su come e quando giocare partite decisive per lo svolgimento di un campionato che vale il 2 per cento del PIL nazionale; ecco, forse quel premier avrebbe ridotto anche i margini per le improvvisazioni della stampa e il can-can assurdo da imbonitori del far west fatto da virologi, infettivologi, improvvisatori ed “eroi” da web-cam. Una fiera della tuttologia litigiosa, e quindi fatalmente contagiosa, quella sì, oltre ogni decenza. La sintesi di questa modesta riflessione, è che forse due “bollettini ufficiali di informazione sul virus” – uno alle 12 e uno alle 20 (come si usa nei casi di prognosi riservata grave) – non solo avrebbero, ma ancor più oggi spingerebbero – almeno a partire da domani – gli addetti alla comunicazione seri a una linea di più rigorosa informazione.

Ma forse aiuterebbero anche a fare argine naturale alla cascata di mitomanie da web o alla gossippazione delle notizie nei contenitori televisivi più o meno popolari. Il dubbio finale, invece, è che il premier, con gli alleati che lo sostengono (e anche con gli avversari alla Salvini che su questo disastro mediatico sta tentando il colpo del ritorno in campo), abbia giocato la partita non da statista, ma da Brancaleone di una armata sconnessa, che da questa tragedia può trarre un “beneficio di presa”. Come se avessero tutti giocato in Borsa sulla chance di rimanere in sella, contando sulla paura della gente. E non lenisce la preoccupazione, il fatto che l’Europa ci consentirà di operare in deficit. È un avallo, che servirà a tutti i Paesi dell’Ue, non solo all’Italia.

Che però sarà messa all’indice per aver provocato l’inizio della slavina. Un modo democratico, trasparente e garantista di fare informazione, diranno in molti. Ma che ha provvisoriamente dato tempo a un governo di resistere, solo grazie al fatto di avere intorno una nazione impaurita, ma – speriamo – non in ginocchio. Ah, a proposito: la Borsa è in saliscendi, lo spread pure, mentre un vertice in teleconferenza del G7 usa la paura mondiale per modificare (o chiedere di modificare) un po’ di normative fin qui recessive, a dimostrazione che guerra e pestilenze sono potenti volani economici perché del fair play economico in sostanza non frega niente a nessuno.

La conclusione è che i prossimi bollettini economico-sanitari (e non a caso usiamo quest’ordine di priorità) ci faranno credere che viviamo comunque nel migliore dei mondi possibili. In cui, però, verità, certezza, senso dello Stato e autentica salute – fisica, mentale ed economica – dei cittadini, sono come le variabili di un quiz televisivo. Questo sì, che è un vero allarme. E dire che il Riformista è contro ogni stupido allarmismo. Accidenti a Conte!