Il movimento 5 stelle vorrebbe “rimanere al tavolo” per non “voltare le spalle al Paese”. Ma a quello stesso tavolo un posto prenotato ce l’hanno anche Silvio Berlusconi e – come pare sempre più probabile – Matteo Salvini. Il nemico pubblico numero uno e l’ex alleato, la cui presenza genera imbarazzi che potrebbero diventare vere e proprie fratture.

Per tenere insieme il gruppo è stato necessario l’intervento di Giuseppe Conte, che alla vigilia del secondo giro di consultazioni ha ribadito alla squadra il suo giudizio positivo sulla nascita di un nuovo esecutivo, pur confermando di non volerne fare parte. “Ci sono e ci sarò” aveva dichiarato in bilico tra Palazzo Chigi e Piazza Colonna, ed è stato di parola, col suo tentativo di dettare la linea per un partito al quale comunque non è iscritto e che, di fatto, un leader ce l’ha già e si chiama Vito Crimi.

Il reggente pentastellato ha confermato la presenza “con lealtà” del Movimento, rafforzata anche dal fondatore Beppe Grillo, che avrebbe anche chiesto al premier uscente di partecipare nell’esecutivo come “figura di garanzia”, ricevendo un “no” come risposta. Per Conte l’importante adesso è che i 5 stelle siano nella maggioranza, per sorvegliare sul Recovery e per evitare che la Lega acquisisca troppo potere, visto che i grillini restano “ago della bilancia” in parlamento a fronte della marea di voti ottenuti nel 2018 ormai dilapidati nei sondaggi.

Secondo Il Fatto Quotidiano, sempre ben informato sulle vicende del partito di Beppe Grillo, il discorso di Conte avrebbe raccolto diversi consensi tra gli iscritti con la sua tesi “anti auto-isolamento” ma resta difficile scardinare la fronda capeggiata da Alessandro Di Battista, che ha rilanciato il suo “con Forza Italia mai” e potrebbe influenzare più di un parlamentare grillino. Ne fa una questione di pragmatismo, Conte, per sottrarre terreno alle destre e far valere il proprio peso nelle decisioni sulla spesa dei fondi europei: “Alcuni non li vogliamo – ha detto – però ci sono dei margini per cui in modo astuto ci possiamo arrivare”.

Questo nonostante il tradimento (“Non ho dimenticato chi collabora in modo irresponsabile, chi ci ha voltato le spalle e ora cerca di entrare per lucrare qualche vantaggio”), ma con l’obiettivo di porre condizioni tali da metterli in imbarazzo. Sicuramente non quello che si aspettava Mattarella, che aveva auspicato un governo rapido (e non ci siamo) e unito (e le premesse sono pessime). Forse è presto per definire Conte il nuovo capo politico del Movimento, di certo però con la sua nuova linea ha superato quella del fondatore: adesso Draghi è una “persona di spessore”, mentre per Grillo era solo “una Mary Poppins un po’ suonata”.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.