Già archiviato Giuseppe Conte, almeno come Presidente del Consiglio: gli italiani preferiscono Mario Draghi, il premier incaricato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questa la tendenza che emerge dal sondaggio condotto da Demos per l’Atlante politico di Repubblica. E ancora: la maggior parte degli italiani è a favore di un esecutivo di lunga durata. Di legislatura, dunque, che terminerà nel 2023. Una prospettiva però sicuramente non condivisa da alcune forse che hanno annunciato l’appoggio – a quanto pare sempre più ampio – a Draghi.

Il sondaggio dice che Draghi gode di un gradimento del 71% degli italiani, Conte al 65% (comunque in crescita rispetto al 58% dello scorso ottobre). La dicotomia non esclude comunque che l'”avvocato del popolo” non possa essere nel nuovo governo, come da apertura nel comizio “del tavolino” di giovedì scorso all’esterno di Palazzo Chigi. Per restare nell’ambito del governo: il 52% degli italiani si è detto favorevole a un programma e a obiettivi di lunga durata; il 45% è favorevole invece a un governo “d’urgenza”, di scopo, di emergenza che accompagni alle elezioni – e di questo avviso è soprattutto il centrodestra che appoggerà l’esecutivo con la chiarezza di Forza Italia e la svolta della Lega. Il 61% degli italiani è invece favorevole a un esecutivo misto, di tecnici e politici; contro il 25% di soli tecnici e l’11 di soli politici.

Per tornare ai leader: dietro il premier incaricato e il premier uscente si piazzano, in crescita entrambi e al 47%, il leader di Liberi e Uguali Roberto Speranza e il commissario europeo dem Paolo Gentiloni. Tallona la costanza e la coerenza, almeno in termini di campagna elettorale, della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, stabile al 42%. Crescono invece il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi, 29%, e il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, al 38%.

Nonostante la mossa per portare Draghi al Quirinale e quindi a Palazzo Chigi, non c’è clemenza per Matteo Renzi, il leader di Italia Viva che ha aperto la crisi, che scende ancora al 17%. Non son rose però nemmeno per i vertici del Movimento 5 Stelle, con Beppe Grillo al 16%, Alessandro Di Battista e Vito Crimi al 23%. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio al 34%.

Il segretario della Lega Matteo Salvini mantiene il suo 39%, e il suo partito la testa del gradimento con il 22,8%, comunque di molto in calo rispetto all’exploit delle Europee del 2019 quando arrivò al 34,3%. Poi la maggioranza Ursula, la crisi del Papetee, il Governo Conte 2. Seguono Partito Democratico al 20,9% e Fratelli d’Italia al 16,9%. Ancora in picchiata il Movimento 5 Stelle al 15,2%: alle politiche del 2018 prese il 32,7%. Seguono quindi Forza Italia (7,8%), Leu (3,2%), Azione di Carlo Calenda (2,8%), Italia Viva (2,7%), + Europa (2,0%).

Antonio Lamorte

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