Fa la differenza nelle situazioni più critiche dal Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus, tanto che l’annuncio della sua somministrazione a Donald Trump ha aperto il dibattito sulle reali condizioni del presidente degli Stati Uniti. Parliamo del Desametasone, il farmaco derivato del cortisone che l’equipe medica che sta seguendo Trump ha somministrato al tycoon, ricoverato attualmente a al Walter Reed National di Washington da venerdì scorso dopo essere risultato positivo al tampone per il Coronavirus.

Il farmaco steroideo, che da oltre 50 anni viene utilizzato per varie malattie su base infiammatoria (asma, allergie gravi, artrite reumatoide, ndr), è noto per essere somministrato ai pazienti nella fase più acuta di Covid-19. Il Desametasone è efficace nei pazienti affetti da iperattivazione del sistema immunitario, ultima fase della malattia che vede i danni maggiore arrivare non più dal virus ma dal sistema immunitario. Il farmaco quindi spegne l’eccessiva infiammazione che il sistema immunitario mette in atto per difendersi dal Covid-19 e proprio per questo il suo utilizzo è indicato nei pazienti gravi e non in quelli lievi/moderati, in cui il suo intervento ridurrebbe l’efficacia del sistema immunitario nell’aggredire il Sars-Cov-2.

Come evidenziato da una ricerca svolta dall’Università di Oxford con uno studio su 6000 pazienti, il Desametasone consente di ottenere risultati contro l’infezione solo se utilizzato nei tempi giusti e con precauzioni: in alcuni causi il farmaco ha causato più danni che benefici. I maggiore benefici si sono visti in casi particolarmente gravi, in pazienti che necessitavano di ventilazione ausiliare.

La stessa Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, lo scorso 2 settembre aveva pubblicato delle linee guida sull’utilizzo del farmaco steroideo somministrato a Trump, raccomandandone l’utilizzo solo per pazienti con Covid-19 “grave e critico”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia