Presentata l'istanza
Cutro, le opposizioni chiedono al governo di fare luce sulla strage
La strage di Cutro poteva e doveva essere evitata. Ed è questa l’unica certezza che si ha sulla vicenda costata la vita a 86 vittime già accertate, oltre a 40 dispersi. Le opposizioni chiedono che sia fatta chiarezza e hanno depositato in Parlamento l’istanza di accesso civico alle informazioni e ai documenti amministrativi che possono fare luce su quanto accaduto il 26 febbraio scorso. La richiesta è indirizzata al presidente del Consiglio Meloni, ai ministri Salvini e Piantedosi, ai prefetti Valenti e Galzerano, e al Centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare.
Il documento, presentato in conferenza stampa alla Camera, è stata firmato dai deputati Debora Serracchiani del Partito Democratico, Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle, Matteo Richetti di Azione, Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra, Davide Faraone di Italia Viva e Riccardo Magi di +Europa. “Le notizie che arrivano dai giornali ci inducono a chiedere chiarezza”, ha dichiarato Serracchiani, che ha moderato la conferenza. La deputata Luana Zanella, di Avs, ha aggiunto: “Se anche con questa richiesta non dovessimo avere informazioni adeguate, andremo oltre. Certo non ci fermiamo. Insieme valuteremo quali altre vie intraprendere: è una questione di giustizia”. Il renziano Faraone concorda: “Non ci stancheremo di perseguire una verità che non ha un colore politico. Su fatti di Cutro la maggioranza sta cercando di buttarla in caciara” ma anche “nell’interesse della forze di maggioranza ci dovrebbe essere la volontà di approfondire i fatti per perseguire eventuali responsabili”. Per Riccardo Magi di +Europa “in una normale dialettica non ci sarebbe bisogno di un accesso agli atti. Ci siamo sentiti dire più volte ‘vi dovete fidare’, il punto però non è fidarsi, ma avere risposte dettagliate e corrette”.
Nel documento firmato dai parlamentari delle opposizioni si citano le “informazioni diffuse con il breve comunicato stampa reso pubblico il 28 febbraio dalla Guardia Costiera”. Comunicato, si sostiene, “dal quale emergono informazioni sintetiche e parziali, ma evidentemente non sufficienti a chiarire aspetti essenziali alla ricostruzione della dinamica che ha preceduto il tragico evento” del naufragio di Cutro. I dati noti lasciano ancora troppe incognite aperte. Frontex avrebbe avvistato un’imbarcazione nel mar Ionio in acque italiane alle ore 22.26 del 25 febbraio. A seguito del volo di ricognizione del velivolo operativo Eagle 1 e dell’utilizzo delle fotocamere termiche sarebbe stata rilevata la presenza di un numero significativo di persone all’interno della stiva della nave e una significativa sommersione del mezzo, oltre all’assenza di giubbotti di salvataggio. Tali informazioni sarebbero state immediatamente condivise con il Centro di Coordinamento Internazionale dell’operazione Themis e le autorità italiane competenti, tra le quali, si presume, il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso in Mare. Condizioni del mare: forza 4 su 9 della scala di Douglas (molto mosso con onde fino a 2,5 metri).
In un orario compreso tra le 24.00 del 25 febbraio e le 02.00 del 26 febbraio due navi della Guardia di Finanza avrebbero tentato di raggiungere l’imbarcazione in distress, senza riuscire a raggiungerla a causa delle condizioni del mare. I parlamentari scrivono: “Viene altresì indicato che nel porto di Crotone sarebbero state presenti due motovedette della Guardia Costiera idonee ad affrontare condizioni meteorologiche critiche. Intorno alle 5.30 del 26 febbraio i naufraghi avrebbero effettuato una chiamata di emergenza al numero di emergenza della Guardia Costiera italiana e le due motovedette si sarebbero a quel punto attivate per portare soccorso all’imbarcazione quando però la situazione era ormai compromessa e diverse persone erano già cadute in acqua come riferito da alcuni pescatori”. Chi poteva e doveva intervenire? Si aggiunga, come aveva rivelato Il Riformista, che un potente radar, connesso con la Guardia di Finanza di Crotone, aveva registrato per tempo i movimenti del natante, segnalando presumibilmente anche il momento dell’impatto fatale.
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