Il “nuovo corso” del Csm è ormai diventato di gran lunga più avvincente perfino della fortunata serie tv “Il trono di Spade”, e si candida a colmare il vuoto che questa ha lasciato. Dopo la puntata con Di Matteo, eccone un’altra con un diverso componente del Csm. Il Consigliere Davigo l’altra sera in tv ha dato dimostrazione di quanto i principi di “Autonomia e Indipendenza” – non a caso è il nome della corrente di cui è fondatore e leader – possano essere esaltati fino a renderli universali e quindi valevoli anche al di fuori dell’esercizio della giurisdizione. Autonomia e indipendenza, in primo luogo da ogni contraddittorio qualificato. In televisione ha annunciato, con il consueto monologo davanti a volti accondiscendenti ed estasiati, che quando dopo l’estate cesserà le sue funzioni di magistrato per raggiunti limiti di età permarrà comunque nell’incarico di Consigliere togato del Csm. Autonomia e indipendenza, da ogni condizionamento che potrebbe derivare dalle sue dichiarazioni a un organo di rilievo costituzionale qual è il Csm, che dovrà trattare ad ottobre la sua pratica di decadenza per raggiunti limiti di età. Egli ha ritenuto, appunto, che la televisione fosse il luogo più idoneo ove parlarne.

Autonomia e indipendenza, anche da ogni ordinario canone di ragionamento giuridico. Ha affermato che quando andrà in pensione come magistrato non lascerà il ruolo di Consigliere, salvo decisioni diverse del Csm (e ci mancherebbe pure…), perché l’art. 104 Cost. stabilisce che i Consiglieri durano in carica 4 anni. Non si comprende quale possa essere il collegamento tra la durata ordinaria del mandato e la perdita dei requisiti per la permanenza nella carica. Se il dott. Davigo avesse ragione, tutte le ipotesi di decadenza dei Consiglieri previste dalla legge istitutiva del Csm sarebbero incostituzionali. Tuttavia, per lui il mandato dura sempre quattro anni, “a prescindere”, come direbbe Totò. Autonomia e indipendenza da un principio costituzionale inderogabile: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E l’esercizio delle funzioni giudiziarie è, per legge, requisito necessario per la permanenza nella carica del componente togato del Consiglio superiore della magistratura.

Autonomia e indipendenza dalle decisioni della magistratura stessa, posto che il tema della permanenza in carica di un Consigliere togato che ha cessato l’esercizio delle funzioni in magistratura è stato già affrontato e risolto dalla magistratura amministrativa, con un principio tanto ovvio quanto invalicabile. L’esercizio delle funzioni giudiziarie è da considerarsi requisito necessario per la permanenza nella carica di componente togato del Consiglio superiore della magistratura. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, secondo il quale il magistrato che nel corso della carica di consigliere togato del Csm cessi dalle funzioni giudiziarie (anche per raggiunti limiti d’età) non potrà, in caso di mancate dimissioni volontarie, che essere dichiarato decaduto dalla predetta carica. Autonomia e indipendenza, rispetto all’organismo di cui si è parte. Il dott.Davigo ha spiegato in tv le sue ragioni per la permanenza in carica nell’organismo di cui è parte. A questo punto v’è d’augurarsi che il Consiglio Superiore della Magistratura affronti la questione senza attendere ottobre o la prossima puntata della saga in tv.

Autonomia e indipendenza, rispetto al procedimento disciplinare. Infatti, il consigliere togato del Csm cessato dalle funzioni giudiziarie per sopraggiunti limiti d’età, che continuasse a ricoprire la carica di consigliere, si troverebbe in una posizione di immunità dal procedimento disciplinare come magistrato, pur essendo stato eletto in ragione di tale funzione, e dunque non potrebbe più operare nei suoi confronti la previsione di decadenza automatica dalla carica di consigliere, che scatta necessariamente ogniqualvolta sia comminata, all’esito del procedimento disciplinare, una sanzione più grave dell’ammonimento. Numerose ragioni di opportunità politica, di trasparenza, di ristabilimento dei rispettivi ruoli imporrebbero il subentro a ottobre del secondo degli eletti con una presa di posizione chiara del Csm già nei prossimi giorni, anche per consentire al magistrato che subentrerà di non lasciare il suo incarico attuale senza un minimo di preavviso, con conseguenti problemi per l’ufficio. Vedremo se invece ci toccherà aspettare di vedere in tv la prossima puntata della saga.

Rinaldo Romanelli, Giorgio Varano

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