Il governo rischia di cadere sulla giustizia. Anche se la ragione, come ha detto Marco Travaglio, è tutta un colossale equivoco. Il centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia per il ministro Alfonso Bonafede e non per quello che si può pensare. Non per il suo giustizialismo, per aver abolito la prescrizione, per essere responsabile di 13 morti nelle carceri, ma per “aver liberato i mafiosi“.

Una cosa nuova, inventata da giornali e politici. In questo clima di caos Bonafede appare come ministro liberale e rischia di cadere per questo. Ma scavando abbiamo scoperto che la questione tra il ministro e l’ex pm Nino Di Matteo è nata per una poltrona a cui ambiva il membro del Csm, quella del Dap che porta un sacco di vantaggi economici. Ma oggi scopriamo anche un’altra cosa.

Il capo di Di Matteo, che è Piercamillo Davigo, a settembre compie 70 anni e per questo motivo perderebbe la sua poltrona al Csm che, naturalmente, vuole mantenere. Ma la legge è chiara: chi ha 70 anni termina il mandato. Così nel decreto liquidità, che serve per contrastare il danno economico dovuto al Coronavirus, per dare i soldi a chi sta in difficoltà, c’è un emendamento all’articolo 36 bis che recita così: “Al fine di assicurare l’espletamento dei compiti assegnati dalla legge ai rispettivi servizi di preminente interesse generale, […] è aumentata di due anni l’età di collocamento d’ufficio a riposo per raggiunti limiti d’età come previsto dai rispettivi ordinamenti […] dei magistrati in servizio alla data del 9 aprile 2020“. Cosa per cui Davigo sarebbe salvo.

Un emendamento infilato tra buoni pasto a chi non può mangiare e sostegno alle imprese che stanno fallendo. Pare che Bonafede non sia d’accordo a questo emendamento e Di Matteo, che è un soldato di Davigo, è furibondo e tutto ciò rischia di far saltare il governo.