“C’è soprattutto paura al Parco Verde, non è tanto l’omertà del cittadino quanto quella dell’Istituzione collusa che sa e non parla. E c’è anche la paura di essere lasciati soli”. Così Bruno Mazza, 41 anni, presidente dell’Associazione “Un’infanzia da vivere”, descrive cosa da sempre succede nel Parco Verde di Caivano. Una periferia nella periferia, abbandonata a se stessa e che periodicamente balza alle cronache più nere. L’ultimo evento le minacce al parroco del rione, Maurizio Patriciello: prima la bomba carta fuori la chiesa poi il cartello con la scritta “Bla, bla, bla. Pe mo (Solo chiacchiere, per ora, ndr)”.

Una brutta frase, un brutto gesto per colpire il cuore della comunità che resiste e lotta contro la camorra e che non cede al silenzio. “Giorni fa ho denunciato ai carabinieri una persona del quartiere che secondo me è l’autore di quella scritta sulla chiesa – racconta Bruno – Ho riconosciuto la sua calligrafia perché da anni imbratta il quartiere con scritte violente di questo tipo. Poi appena nel rione si è sparsa la voce che lo avevo fatto, lui è venuto da me per minacciarmi con un coltello. Allora sono tornato dai carabinieri e ho denunciato anche questo. Ma io resto qua perchè voglio che i nostri bimbi possano vivere un’infanzia spensierata”.

“Patriciello – piega Mazza – dal ’92 a oggi è arrivato qui in un quartiere in grande difficoltà e da allora aiuta tutte le famiglie del quartiere. Si è schierato dalla parte dell’ambiente con le sue battaglie nella terra dei Fuochi. Da qualche mese fa parte del Comitato di Liberazione dalla Camorra nell’Area Nord e sta cercando di portare all’attenzione tutti quei fenomeni all’interno di Parco Verde, non solo la droga”. La popolazione del quartiere ha risposto a quella brutta provocazione schierandosi accanto al parroco e esponendo fuori alla chiesa dei cartelli: “La camorra uccide la bellezza”, “Siamo fatti per qualcosa di più grande: la libertà”.

Bruno racconta che denunciare non è facile in quel contesto. “Pensa che le 14 piazze di spaccio che sono nel quartiere sono nei palazzi dove vivono anche 12 famiglie – racconta – ma tra tutte queste persone solo 1 spaccia. Gli altri sono collusi perché sono a conoscenza di illegalità che non denunciano, ma anche le istituzioni sono a conoscenza di tutto e non intervengono. Le piazze sanno benissimo dove stanno. C’è anche chi ha provato a denunciare ma c’è stato anche il poliziotto corrotto che poi ha detto al capo piazza che quella famiglia ha denunciato”.

Vorremmo che le istituzioni che rappresentano la legalità venissero nel Parco Verde e che concretamente possano supportare chi ha provato a denunciare o vuole farlo ma che poi è stato lasciato da solo. Dal 2008 con l’Associazione abbiamo denunciato le collusioni tra le istituzioni e la camorra facendo arrestare poliziotti e segnalando un carabiniere”. Bruno conosce bene Parco Verde dove vive e opera con la sua associazione da moltissimi anni. È stato il braccio destro del boss, poi, dopo aver scontato 12 anni di carcere, ha visto altri bambini fare quello che faceva lui, sbagliando. Così ha capito che quella vita non era giusta e che doveva rimboccarsi le maniche per consentire un’infanzia spensierata ai tanti bambini che vivono nel Parco Verde, quell’infanzia che lui non ha mai potuto avere.

Racconta la sua storia e quella del quartiere dall’interno del parco Andersen, la villa comunale del Parco Verde, il simbolo del degrado del luogo. Doveva essere un’area giochi per i bimbi ma ora è solo erbacce e degrado. Ci sono i resti dei giochi: cubi di cemento armato con i ferri che sbucano da ogni lato dove un bimbo potrebbe ferirsi facilmente. E poi l’unica altalena del rione che i bimbi non possono usare perché è rotta. “Abbiamo più volte denunciato lo stato di abbandono di questa struttura – continua Bruno – Nel 2015 la Prefettura di Napoli e Caserta attraverso il progetto ‘Io scelgo la strada giusta’ hanno realizzato all’interno di quest’area un campetto realizzato con i pneumatici fuori uso. Hanno messo anche un’altalena, che però oggi è rotta. E comunque per mille bambini non basta”.

Bruno ha deciso di fare qualcosa e tutti i giorni organizza il doposcuola con i bambini, i corsi di Arte bianca e i giochi ai campetti sportivi che via via verranno riqualificati. “Grazie a Fondazione Con il Sud siamo riusciti a recuperare molte infrastrutture – racconta – Nel 2012 con un progetto dal titolo ‘Insieme per il Parco Verde’ abbiamo realizzato il primo campetto di calcio nel cuore del Parco Verde dove centinaia di bambini fanno attività. Ora ne riqualificheremo un altro in viale dei Tulipani grazie al sostegno di Con i Bambini. Abbiamo una sede che c’è stata affidata dall’amministrazione comunale. E ancora tanti altri progetti per riqualificare, ripulire, rendere più belle le nostre strade”.

Bruno sa che la situazione nel quartiere è difficile ma è certo che “La bellezza necessaria” può cambiare le cose. E lancia l’iniziativa di una cooperativa sociale che possa mettere insieme nel lavoro i giovani del quartiere per mettere su qualcosa di positivo. “Parco Verde può cambiare solo se diamo lavoro ai giovani e se andiamo a realizzare infrastrutture per i bambini, è da lì che bisogna partire”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.