Cronaca di una giornata di ordinaria violenza
Ecco come muore una città: sparatorie tra ventenni e rifiuti fuorilegge
L’eco delle pistolettate e il puzzo dei rifiuti speciali. È così che si vive (e si muore) nella periferia degradata di Napoli, nelle città di quell’hinterland sconfinato che poteva essere una risorsa e invece è terra di violenza e illegalità diffuse. Nemmeno una settimana fa, il 25 aprile, Acerra aveva ospitato la cerimonia per l’anniversario della Liberazione. C’erano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la ministra del Sud e della Coesione territoriale Mara Carfagna. Per una cittadina di provincia un evento del genere doveva avere anche un valore simbolico. In una periferia degradata come quella c’è bisogno di simboli. Di simboli da trasformare in esempi positivi, però. Da parte della politica, della società, della scuola, della famiglia. Di tutti-
Invece la cronaca ci continua a sbattere in faccia il fallimento di tutti. La scorsa notte ad Acerra sono morti due ventenni. Come? Uccisi come dei boss, con diversi colpi di pistola piantati nel petto e trasportati di corsa nell’ospedale più vicino nella vana speranza di sottrarli alla morte. Si chiama agguato. È accaduto proprio a due passi dal Castello dei Conti ad Acerra, in pieno centro, dove il 25 aprile c’erano il presidente della Repubblica, i ministri e la speranza che qualcosa finalmente potesse cambiare anche da quelle parti. L’eco delle pistolettate hanno fatto ripiombare tutto e tutti nello spettro della criminalità e dell’abbandono. «Bisogna disarmare la città, bisogna investire sui giovani», sono le parole dei politici corredo dell’ultimo fatto di cronaca nera. Vero, verissimo. Ma non basta dirlo, servono fatti concreti. Serve un’azione corale e strutturata, interventi spot non risolvono il problema. Si aspettano scuole più funzionali e sicure, parchi, strade pulite, trasporti efficienti, telecamere, servizi. Mica poco. Certi comuni dell’hinterland sembrano terra di nessuno, abbandonati all’incuria e alla sopraffazione del più forte.
Ad Acerra ieri sono morti due ventenni, le forze dell’ordine dicono che i nomi delle vittime non erano sconosciuti a chi indaga sulla città. Quel che conta è che l’età delle vittime delle sparatorie è sempre più bassa. Da quelle parti si continua a crescere e morire troppo presto. E indignarsi non basta più. Nemmeno rassegnarsi. Servono strategie concrete. Intanto la questione della devianza minorile sembra essere finalmente al centro delle priorità, quanto meno del dibattito politico. La relazione annuale del garante dei detenuti campano, Samuele Ciambriello, ha riportato dati sulla giustizia minorile che fanno venire i brividi: 6.569 ragazzi, nel 2021, sono incappati nella giustizia perché fermati, denunciati, identificati e poi riaffiorati ai genitori. Insomma parliamo del 47,6% del dato nazionale, numeri tali da spingere il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, a convocare di urgenza una seduta monotematica proprio sui temi carcere e minori.
L’appuntamento è per martedì 3 maggio. Almeno se ne discute, non era mai accaduto che dopo la relazione di un garante si decidesse di fissare una seduta in Regione. Ci sarebbe da insistere anche sul tema dei rifiuti, altra vecchia e dolorosa piaga della nostra terra. È cronaca di ieri, e non è un caso isolato: a Caivano, sempre hinterland non molto distante da Acerra, zona Terra dei Fuochi, è stata sequestrata un’area di cinquemila metri quadrati di rifiuti fuori legge. La scoperta è avvenuta nell’ambito di Action day promosse dalla Regione, con polizia metropolitana, esercito e guardia di finanza. Nell’area in questione sono stati trovati barili, migliaia di grandi buste nere piene di scarti di ogni tipo, pneumatici, rifiuti speciali e non, taniche piene di oli esausti, amianto e inerti. Una serie di scarti che non avrebbero dovuto trovarsi in quell’area, che se male smaltiti possono rappresentare un danno uno scempio per l’ambiente.
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