La diretta del Presidente
Emergenza sanitaria, secondo De Luca siamo i primi della classe ma i conti non tornano
Siamo i più responsabili. Siamo i più rigorosi. Siamo i più efficienti. E la Campania è un modello per tutti. A sentire De Luca viene in mente Pascal: “Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là”. Basta sostituire i Pirenei col Garigliano e il gioco è fatto. Di conseguenza, non si può che provare orgoglio per come la Regione ha respinto l’attacco virale e governato l’emergenza. Pensiamo solo ai numeri: ancora 1.073 i contagiati in Lombardia, solo poche decine dalle nostre parti. Senza contare i complimenti che ci vengono da Euronews e i record e le eccellenze che sono alla base di questi riconoscimenti.
“La verità è che la migliore sanità è in Campania, non altrove, perciò basta con i trasferimenti in altre regioni”, dice il governatore senza omettere di sottolineare che dietro questa triste forma di turismo c’è spesso la mano interessata ”dei soliti affaristi”. E poi non è vero che abbiamo tirato su un Covid-hospital in poche settimane? Che già è cominciata la distribuzione gratuita delle mascherine casa per casa? Che stiamo per costruire una nuova rete di medicina territoriale? E che tutte queste prove le stiamo superando nonostante i finanziamenti che il governo ci sottrae e gli ostacoli che i ministri ci mettono tra i piedi? De Luca è uno straordinario comunicatore politico.
Glielo riconoscono tutti: da Naomi Campbell a Carlo Verdone, da Salvini a Feltri. Eppure, nel suo modo di rappresentare la realtà, a parte i tempi teatrali, la prossemica, le battute e le soluzioni retoriche, c’è qualcosa che non quadra. Non del tutto, almeno. Prendiamo la questione dei confini regionali, così militarmente rivendicati quando Veneto e Lombardia hanno spinto sull’acceleratore della fase 2.
Ma se in Campania tutti i dati e tutte le rilevazioni ci restituiscono “un quadro sotto controllo”, se possiamo essere soddisfatti del lavoro fatto e se è giusto prenderci “le nostre soddisfazioni”, come mai siamo così preoccupati di una possibile ripresa della mobilità interregionale? Perché un viaggio di ore dal Casertano al basso e lontano Cilento dovrebbe essere più rassicurante, dal punto di vista dei possibili contagi, di una passeggiata transfrontaliera di pochi chilometri da Accadia (Foggia) ad Ariano irpino (Avellino)? Il dubbio che il sistema sanitario campano non sia poi così solido e attrezzato come si vuol far credere può legittimamente venire.
Lo stesso discorso vale per la data delle elezioni. Se si vota nella più sicura Campania e non nella ancora contaminata Lombardia, perché precipitarsi a votare a luglio, e non a ottobre, come stabilito, quando – a detta del governatore – potrebbe metterci in ginocchio perfino una epidemia influenzale? Nelle dirette Facebook di De Luca, i salti narrativi sono in realtà una costante. La burocrazia è opprimente, eppure è stato possibile consegnare un ospedale specialistico prima delle mascherine a domicilio. I migliori ospedali sono i nostri, eppure in quello di Pozzuoli si è sviluppato un allarmante focolaio.
I campani si sono comportati con grande responsabilità, tuttavia c’è sempre l’idiota di turno con cui polemizzare perché ha nostalgia della movida. L’impressione è che in De Luca prevalga sempre un atteggiamento ritorsivo e dimostrativo più che strategico. Che l’autoritarismo non sia sufficiente a definire una nuova ideologia politico-amministrativa. E che insistere sui confini possa per assurdo allontanare gli orizzonti.
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