È appena rientrato in Senato dopo nove anni di ingiusta forzata lontananza, e già cercano di cacciarlo, con la minaccia di una nuova condanna definitiva e conseguente applicazione della famigerata “legge Severino”. I soggetti di tanta carezzevole attenzione sono, per quel che abbiamo visto, ma potrebbero aggiungersene altri, due quotidiani, Il Fatto e La Repubblica. Proprio non lo sopportano, quel signore che nel 1994 ha debellato la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra, i paladini della morale di Stato, i più puri che nutrono l’evidente certezza di non subire mai una futura epurazione. Ma la ruota gira, come disse qualcuno, e non si può mai sapere. I giornali aprono e chiudono, cambiano proprietà e linea politica. Staremo a vedere.

Il fatto che Silvio Berlusconi sia stato cacciato dalla sinistra di governo nel 2013 con una forzata interpretazione retroattiva della legge è stato ricordato sul Riformista di ieri anche dal direttore Piero Sansonetti. E lo stesso ex Presidente del Consiglio, pur rimarcando l’ingiustizia subita, ha già spazzato via dal suo presente e futuro l’idea di un desiderio di rivalsa che non è neanche nel suo carattere, oltre che nelle intenzioni. Ma il comportamento da aguzzini non fa parte solo della storia dei torturatori o dei carcerieri. Ci sono tanti modi per randellare sulla carne viva, e certi giornalisti li conoscono bene. Nella previsione certa che il primo giorno di scuola in Senato per Berlusconi dopo tutti questi anni sarebbe stato il 13 ottobre, ecco che i soliti tartufoni del Fatto sono partiti il giorno prima, con il dito alzato e il randello della “legge Severino” già pronti.

Hanno spiegato perché Silvio Berlusconi avrebbe chiesto per un esponente di Forza Italia il ministero di giustizia. Non per stimolare quelle riforme che sono nel programma liberale del partito fin dal 1994. Ma per cambiare la legge che porta il nome dell’ex ministro del governo Monti. Il quotidiano lo rivela come fosse uno scoop, dimenticando la campagna fatta dal partito dell’ex premier in favore dei referendum sulla giustizia presentati dalla Lega e dai radicali. Uno di quelli era proprio sull’abolizione di quella legge, che non piace anche a una parte della sinistra, soprattutto nella parte in cui fissa la sospensione dell’incarico per i pubblici amministratori persino dopo una condanna nel processo di primo grado.

Si ricorda anche che su quello specifico quesito il partito di Giorgia Meloni aveva espresso dissenso. Di qui la necessità di blindare il ministero di via Arenula con uomini e donne di sicura fede garantistica, come Francesco Paolo Sisto ed Elisabetta Alberti Casellati. Ma come metterla con l’ex procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, eletto con Fratelli d’Italia, che ha dichiarato a chiare lettere la necessità di “abolire la Severino”? Possibile che la titolarità del ruolo di guardasigilli debba essere ridotto a un singolo specifico punto, per quanto rilevante, almeno per Silvio Berlusconi?

Ed ecco che s’avanzano, il giorno dopo, cioè proprio ieri, gli strani guerrieri della testuggine di Repubblica, pronti a mettere il sale sulle piaghe. E a ricordare come sia in corso, e quasi in dirittura d’arrivo, con sentenza prevista a gennaio, il famoso processo “Ruby ter”. Quello in cui Berlusconi è accusato di aver “comprato” la testimonianza della signora Karima El Mahorung e di altre signore chiamate con sprezzo dai campioni della morale “olgettine”. Questa inchiesta nasce da una sorta di vendetta in seguito all’assoluzione definitiva di Berlusconi dai reati di concussione e prostituzione minorile. In quel processo tutti i testimoni a favore dell’imputato, compresa la stessa Karima che avrebbe dovuto essere parte lesa, furono marchiati a sangue come mendaci e corrotti. E poi rinviati a giudizio.

Così nascono i “Ruby bis” e “Ruby ter”. Il paradosso, di cui paiono non rendersi conto neppure gli zelanti giornalisti custodi della pubblica morale, è che non si capisce neppure in che cosa questi testi avrebbero mentito. Sul fatto che Berlusconi avrebbe conosciuto l’età (diciassette anni e mezzo) di Karima e avrebbe fatto sesso a pagamento con lei? Non può essere questo il punto, perché c’è una sentenza definitiva della cassazione a dire che colui che la pm Tiziana Siciliano ha definito come “sultano” è innocente.

Innocente, chiaro? Il reato di prostituzione minorile non è mai esistito. E allora? E allora, scrive virtuosamente Repubblica, questi testimoni hanno mentito su quel che nelle serate di Arcore “è davvero successo”. Ma che cosa è successo? Sono stati commessi reati? Perché solo questo potrebbe essere penalmente rilevante. Perché se, in ipotesi, qualcuno avesse detto “burlesque” invece di spogliarello o cose simili, quale sarebbe la rilevanza penale? Il fatto poi che Berlusconi, la cui generosità nei confronti di donne e uomini è arcinota, di fronte a ragazze disoccupate anche in seguito alla pubblicità negativa loro derivata dal “processo Ruby”, abbia concesso loro alcune liberalità, non è un fatto clandestino ma esibito alla luce del sole. E allora?

E allora che senso hanno queste minacce politico-giornalistiche? Persino la riforma Cartabia che impone la celebrazione veloce dei processi diventa randello per colpire Berlusconi. Ahah, è lo sberleffo di Repubblica, se in tre anni il “Ruby ter” arriverà alla cassazione, caro Silvio tu sarai cacciato di nuovo dal Senato. Dando per scontata la condanna. Ma, per come sta andando il processo e per la nota serietà di questo tribunale, e nonostante la richiesta di condanna a sei anni di carcere richiesti dall’accusa per l’ex Presidente del Consiglio, probabilmente quella condanna non arriverà mai. Fatevene una ragione. Berlusconi resterà in Senato. Senza bisogno di cancellare la “legge Severino”.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.