Avvocato e giurista, sindaco di Milano dal 2011 al 2016, già deputato di Rifondazione Comunista, Giuliano Pisapia siede oggi in Commissione Giustizia nel Parlamento Europeo, eletto con Campo Progressista nelle liste del Pd.

Come ci cambierà il virus?
Siamo tutti travolti. Ci sta cambiando tanto nella vita quotidiana quanto nelle prospettive per il futuro. Cambieranno modalità e tipologie di lavoro e anche i rapporti interpersonali. Per questo dobbiamo essere capaci di guardare al futuro.

Come?
Dobbiamo saper intercettare i cambiamenti necessari. Fare modifiche culturali, sociali, legislative che sono indispensabili. E di cui oggi sentiamo ancor più il bisogno. Quella della crisi che attraversiamo oggi è una occasione triste ma determinante per rimettere a punto il sistema-Paese. Anche per la giustizia, che deve essere più celere, efficace e garantista.

Che posto hanno gli ultimi in una società spaventata e impoverita?
Il rischio è quello che gli ultimi e i penultimi, categoria questa che si va estendendo di giorno in giorno, diventino sempre più maggioranza. E dobbiamo oggi sapere contrastare questo scivolamento con un sistema di regole e di tutele dei diritti anche per i soggetti più deboli. Nella terza fase vedo il rischio di una società con aumento di ingiustizie e povertà e diminuzione dell’uguaglianza e dei diritti individuali e collettivi.

La giustizia subisce un altro virus, quello del potere, delle correnti…
Gli anticorpi su quello non si formano facilmente. Ci vuole uno slancio e una prospettiva per mettere mano a una riforma complessiva della giustizia. Un tema che non riguarda i singoli ma tutta la collettività e il Paese.

Servirebbe una coesione nazionale forte, una spinta alta.
È indispensabile, perché se non capiamo il momento della storia in cui siamo, non saremo capaci di dare quelle risposte che sono oggi indispensabili. Il nostro Paese spesso non è credibile all’estero proprio perché la giustizia funziona male. E la giustizia è una cartina di tornasole che fa capire tanto a livello culturale, parla dell’idea di società, della qualità democratica, dello stato di diritto. Una radiografia profonda del sistema-Paese, perché il funzionamento della macchina giudiziaria incide sul lavoro, sull’economia, su tutto.

Con il paradosso che l’urgenza di porre mano a una riforma radicale della giustizia deve fare i conti con le maggioranze che abbiamo oggi in Parlamento.
Sulle maggioranze meglio non commentare. Credo però che in un momento delicato come questo si possa essere positivi. Guardi, al Ministero della giustizia devono esserci, depositati, tanti progetti e tante ipotesi di riforma di livello alto, da parte di commissioni, di giuristi di fama… perché non mettono insieme queste riforme e arrivano a un risultato condiviso, efficace, bipartisan? Si faccia leva su quel che c’è di pronto, e si vada in Parlamento per trovare un accordo rifondativo del sistema-giustizia.

Con il Parlamento che c’è adesso?
Guardi, alle volte le forze politiche, quando smettono di recitare la parte, di fronte all’emergenza, se capiscono bene di dover produrre una riforma indispensabile, la sanno fare. La si può portare a casa con le maggioranze che abbiamo oggi. I documenti di cui parlo sono stati messi insieme, negli anni, da governi di centrosinistra e governi di centrodestra. Ora è venuto il momento di fare la sintesi, che è il compito più alto della politica.

Anche l’Europa raccomanda l’adozione di misure urgenti per la giustizia.
Questo è un punto centrale e forse non sempre ben conosciuto. Il gruppo socialista e democratico di cui faccio parte ha lavorato per l’assegnazione di questi ingenti fondi europei. Sia chiaro che l’Europa non ci regala niente, ci seguirà con verifiche puntuali su giustizia e altri temi, con tempi precisi di approvazione. La mancata risposta alle esigenze di fare chiarezza sula giustizia può determinare anche il blocco dei fondi. Bisogna lavorare alla credibilità del nostro Paese su questo punto.

Non tutti ricordano che il codice di Procedura penale porta proprio la firma di Pisapia, Sr…
Sì, e con tutte quelle modifiche risale al 1930. E il codice civile è del 1942. Il mondo è cambiato. Ed è vero che sono state fatte modifiche su molte tipologie di norme, ma manca una riforma complessiva. Il tema giustizia riguarda la credibilità dell’Italia, un passo essenziale per andare verso il futuro.

Su questo mi sembra di poter raccogliere un suo appello.
È venuta l’occasione: si trovi una strada comune, senza fare nuove commissioni. Si trovino le posizioni più avanzate e si uniscano le energie migliori, cercando di mettere insieme chi ha la fiducia di maggioranza e opposizione per rinnovare il processo civile e il processo penale, il Csm e il sistema carcerario.

Una priorità?
Va intanto messo mano alla riforma della prescrizione, che così com’è è sbagliata e controproducente, per il semplice fatto che contrasta con la Costituzione e con il principio di ragionevole durata del processo. Una riforma senza né capo né coda. Aumenterà il numero di processi aperti e allungherà la durata all’infinito.

Speriamo almeno nel correttivo del tetto per la durata massima dei processi.
Ma con questa maggioranza la vedo dura, bisogna convincere i Cinque Stelle, non sarà facile. E poi bisogna valutare secondo le diverse tipologie dei processi. Certamente vanno dati dei segnali concreti.

Il tema delle carceri, esploso già prima e oggi ancor di più, con la crisi-Covid.
Oggi scontiamo il fatto di vivere con questa visione imperante della giustizia panpenalistica, per cui tutto va riportato a condanna penale e ad esecuzione massima della pena. Basterebbe guardare a quel che si fa in Europa per capire che non c’è solo questo. Per i fatti meno gravi ci vogliono sanzioni immediate, ma non di carattere penale. Il timore di avere sequestrata l’auto è molto più efficace di molte fattispecie penali.

Amnistia e indulto sarebbero utili.
È inutile prenderci in giro, non c’è nessuna possibilità. Sarei molto più propenso a credere a un impegno per altre riforme complessive piuttosto che far sperare in un provvedimento che in questa fase storica non ha alcuna possibilità di successo e rischia di creare aspettative senza risultato concreto.

Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà.
Ma sono ottimista su altre cose, infatti. Le somme ingenti che ci sono a disposizione devono avere un progetto e una possibilità di raggiungere gli obiettivi. Dobbiamo dare ai cittadini un segnale forte e immediato, lo Stato c’è e sa che senza una giustizia efficiente non esiste ripresa economica, non esiste mercato del lavoro equo, non esistono diritti per nessuno. Il momento per una riforma complessiva della giustizia è arrivato. Non ci sarà un’altra fase così favorevole per il raggiungimento di obiettivi alti. Gli italiani hanno sempre dimostrato, in questi momenti, di saper tirare fuori il meglio.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.