I dati? Eccoli. L’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, ha reso pubblico uno studio sulla spesa sanitaria nei mesi della pandemia e ha fornito anche un quadro, molto dettagliato, distinto per regioni. Poiché siamo sempre in cerca di numeri per fare analisi e confronti, ora che ne abbiamo in gran quantità, e per giunta anche da fonte autorevole, possiamo dirci soddisfatti? Dipende. Sappiamo che la Lombardia di Fontana ha speso 356 milioni per il Covid e il Veneto di Zaia 170. Ma è un bene o un male che la Campania di De Luca abbia speso meno della prima, teatro di una emergenza senza pari in Europa, e molto più della seconda, che pure è stata colpita in modo durissimo?

Sappiamo tutti, ancora, che la saldatura quasi totale tra autoritarismo ed efficientismo è il cuore dell’autorappresentazione deluchiana, specialmente quando il governatore campano tende a proporsi come modello nazionale. Ma questa ipotesi del modello vincente viene confermata o smentita dai dati Anac? A una prima lettura parrebbe di sì, perché è sempre un bene che un’amministrazione pubblica sappia dare prova di buona capacità di spesa. Tuttavia, risolto il problema del “se” – se sai impegnare le risorse a disposizione – resta sempre quello del “come”: come le spendi, secondo quali criteri, per ottenere quali risultati. E qui le certezze cominciano a crollare. Veniamo ad esempio a sapere che la Campania ha speso 58 milioni per le mascherine, cifra superata solo da Toscana, Lombardia e Piemonte; e oltre 73 milioni per l’acquisto degli “altri” dispositivi di sicurezza, cifra che porta invece la nostra regione sul podio dopo Lombardia e Piemonte.

Il quadro cambia totalmente, però, se si valuta la spesa per i tamponi effettuati sul territorio. La Campania ne ha ordinati in numero assai ridotto e questo ha sicuramente influito sulla percezione sia del fenomeno pandemico sia della supposta capacità di De Luca di “dominarlo”. Fatto sta che la Campania ha impegnato, per accertare la reale esistenza del virus, solo 3,400 milioni: nulla a confronto dei 18 del Veneto, dei 13 dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, dei 7 della Toscana e dei 5 del Piemonte; e nulla anche rispetto ad altre regioni del Sud come Puglia, Sicilia e Sardegna. E i risultati? Ci sono stati, certo.

Nel senso che in Campania il numero dei contagiati è sempre stato relativamente basso. Ma la stessa cosa si può dire anche delle altre regioni del Sud, che pure, complessivamente, e sempre facendo la proporzione con il numero degli abitanti, hanno speso molto meno. A parte tutto, poi; a parte i contesti diversi, la densità abitativa, i flussi di traffico e la consistenza delle relazioni commerciali e del complesso delle attività economiche, un altro quesito si impone. Riguarda due realtà politiche omogenee. Insomma, se i dati sono quelli forniti dall’Anac, ha speso troppo De Luca in Campania (204 milioni) o troppo poco Zingaretti nel Lazio (57)?

Per il Pd la questione è particolarmente imbarazzante. Se il modello positivo è quello deluchiano, che dire della gestione “al risparmio” con cui il segretario nazionale, nonché governatore regionale, ha affrontato l’emergenza? Viceversa, se la frugalità del secondo ha comunque ottenuto risultati ritenuti soddisfacenti, come giustificare le spese smisurate del primo, sebbene comprensive della realizzazione di due ospedali modulari a Napoli (7,7milioni) e Salerno (2,2)? È arduo sperare che qualcuno, nel Pd, dove pure è in corso una riflessione critica sul regionalismo italiano, abbia interesse a rispondere, tanto più nel vivo della campagna elettorale. Ma certe domande vanno poste “a prescindere”. Almeno restano agli atti.