Il capo della polizia lo ha scelto come docente presso la “Scuola di perfezionamento per le forze di polizia del Ministero dell’interno”. Anzi, per l’esattezza presso una sua diramazione: la “Scuola internazionale di alta formazione per la prevenzione ed il contrasto al crimine organizzato”, con sede nella prestigiosa Reggia di Caserta. “La prevenzione ed il contrasto del terrorismo e dell’eversione” è il titolo del seminario che è stato affidato al procuratore di Catanzaro. Una full immersion di sette ore, senza pausa, destinata ai vertici di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria che saranno poi chiamati a stroncare sul nascere ogni genere di minaccia eversiva, garantendo così a tutti i cittadini sonni tranquilli.

Domani è previsto il voto per l’autorizzazione all’incarico da parte del Plenum del Csm. Il “problema” è che il seminario formativo si è già svolto, lo scorso 3 novembre. La votazione del Plenum sarà, quindi, totalmente inutile, essendo un eventuale, ma improbabile, voto contrario privo di effetti. La delibera arriva al Csm in ritardo, di solito è previsto che il magistrato debba fare la comunicazione trenta giorni prima, ma con i migliori auspici. «L’incarico – si legge nella nota di presentazione al Plenum – concerne una attività d’insegnamento finalizzata alla migliore formazione di personale di polizia destinato ad operare in stretta collaborazione con l’Autorità giudiziaria».

Si tratta, prosegue, di una “forma di ‘investimento’ a vantaggio del ‘sistema giustizia’ nel suo complesso che potrà nel ‘medio periodo’ beneficiare della collaborazione (professionalmente meglio strutturata) dei futuri ufficiali di pg». Quindi via libera, senza alcun problema, ai pm docenti. D’altronde essendo in Italia la polizia giudiziaria dipendente funzionalmente dai pm l’esito era alquanto scontato. Certo, Gratteri è molto noto per le indagini sulla criminalità organizzata. Per l’eversione e il terrorismo, forse, il Ministero dell’interno poteva scegliere docenti con un’esperienza maggiormente specifica. Anche perché nel ricco programma dei corsi destinati alla formazione dei super poliziotti, reperibile sul sito della Scuola, è presente un modulo dedicato, senza indicazione del docente, proprio alla “prevenzione e il contrasto al crimine organizzato”, il “core business” del procuratore di Catanzaro. Per questo incarico di docenza è stato previsto anche un compenso: 650 euro.

La vicenda di Gratteri, con l’autorizzazione “ex post”, fa tornare però d’attualità il tema degli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Un argomento poco noto al grande pubblico ma molto interessante per i suoi risvolti “pratici”. I magistrati, infatti, oltre all’attività giurisdizionale possono svolgere, previa autorizzazione del Csm, una serie – di fatto sconfinata – di attività “extra”. Sia gratis e sia dietro compenso. L’unico paletto è il numero delle ore che si possono dedicare a queste attività lontano dai tribunali: 80 l’anno. Per il compenso, invece, non ci sono limiti prestabiliti.
A tal proposito fece molto discutere il caso di Maria Rosaria Giordano, magistrato in servizio presso la Corte di Cassazione. La giudice lo scorso anno è stata autorizzata dal Csm, per la durata di tre anni, alla “redazione di pareri su progetti del governo”. Il suo nome venne fatto direttamente dal premier Giuseppe Conte.

Il compenso, fissato da Palazzo Chigi, pari a 40mila euro l’anno. Praticamente 500 euro l’ora. Una cifra di tutto rispetto, dal momento che va a sommarsi allo stipendio di magistrato, in tempi di ristrettezze economiche per gli italiani e tagli alla spesa pubblica. Un “escamotage”, si disse, per aggirare la legge Severino che aveva fissato in dieci anni il periodo di “fuori ruolo” per i magistrati. Non c’è stato bisogno, dunque, per la dottoressa Giordano dismettere la toga per fare il consulente a pagamento di Conte.

Un classico caso di commistione fra politica giustizia che l’Anm non perde occasione di denunciare. Il Csm, va comunque detto, autorizza quasi tutto. L’unico divieto è quello per le attività d’insegnamento presso le scuole di preparazione al concorso per magistrati. Un divieto recente che vale solo per i magistrati ordinari, non per quelli amministrativi. Francesco Bellomo docet.