Il Napoli si gode la pausa mondiale senza affanni e si prepara al buen ritiro turco fortemente voluto da Luciano Spalletti. Mentre le avversarie in campionato si incoraggiano a vicenda ripetendo a voce alta che “a gennaio cambia tutto”, il Napoli si è messo nelle mani del tecnico di Certaldo, l’unico della Serie A che abbia già sperimentato, e vinto per due volte, un campionato diviso a metà dal generale inverno. Se a questo aggiungiamo che le dirette concorrenti avranno da gestire anche il ritorno di tantissimi nazionali dai mondiali, e molti direttamente dalle fasi finali, non si comprende bene cosa dovrebbe cambiare esattamente alla ripresa.

È ovvio che i media nazionali debbano ragionare per bacino di utenza e che una serie A già chiusa a dicembre non piaccia a nessuno; ma da qui a ipotizzare che il Napoli faccia la fine della della carrozza di Cenerentola, trasformata in zucca dopo la mezzanotte, ci vuole parecchia, anzi decisamente troppa fantasia. In realtà, il Napoli deve fare i conti più con le sirene di mercato che con gli avversari sul campo. I suoi nuovi big sono già al centro dell’interesse di mezza Europa, e la società si sta dando da fare per rinnovare rapidamente i contratti di Kim, Kvaratskhelia e Lobotka, mettendoli al riparo da assalti estivi.

Più complesso il discorso su Osimhen, fresco di titolo di miglior calciatore emergente ai global soccer awards dove ha prevalso sulla meglio gioventù della Liga, quella dei canterani di Real e Barca Valverde e Gavi; per il nigeriano, al terzo anno con il Napoli, potrebbero arrivare a giugno offerte irresistibili a undici zeri e Aurelio De Laurentiis ne è sicuramente te consapevole. Il Presidente ragiona già probabilmente sull’ennesima plusvalenza record, ma stavolta anche per lui la priorità non è il mercato in uscita: prima c’è da vincere qualcosa di importante, per la prima volta dai tempi di Maradona e della sua presidenza in una stagione che potrebbe davvero entrare nella storia del club.

Il campionato è al centro del presepe e sotto l’albero di Natale di tutti i tifosi del Napoli, ma anche in Champions la squadra di Spalletti potrebbe essere un pericolosissimo underdog. Un po’ per questo e un po’ per l’assenza dell’Italia, i mondiali in Qatar ormai in partenza lasciano piuttosto indifferenti gli sportivi partenopei. Una ragione più fondata per questo distacco dovrebbe essere in realtà lo spaccato drammatico di corruzione e di violazione dei diritti umani che ha portato la palla a rotolare tra i deserti della penisola araba, ma di questi tempi pare sia difficile conciliare lo sport con l’etica, come dimostra l’incredibile vicenda dell’ormai ex procuratore capo dell’AIA, Rosario D’Onofrio. Anche la politica però non scherza, e la discussione intorno all’autonomia differenziata somiglia sempre di più al tentativo di vendita della fontana di Trevi ai danni del Sud. Ma ccà nisciuno è fesso, o no?