Uno dei capisaldi dell’economia capitalistica è costituito dalla attribuzione di un diritto di esclusiva sulle invenzioni. Il ragionamento alla base è semplice e, per certi versi, semplicistico: la messa a punto di nuovi prodotti destinati ad aumentare il benessere degli individui richiede un impegno costante ed investimenti, che non vi sarebbero se agli stessi, nel caso di successo, non fosse riconosciuta una adeguata remunerazione. Questa è assicurata attraverso la attribuzione di un diritto di brevetto, idoneo a conferire sia il diritto morale ad essere riconosciuto autore dell’invenzione e sia il diritto patrimoniale a sfruttare la stessa in sede produttiva e commerciale.

Si tratta di principi che permeano il sistema costituito dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto): qualsiasi paese che voglia entrare a farne parte deve, come condizione essenziale e preliminare, adattare ad essi la propria legislazione interna. Inutile dire che si tratta di un sistema idoneo a determinare una sudditanza del sud del mondo ai paesi più sviluppati, pari a quella conseguente alle catene imposte durante il periodo coloniale. Sono vincoli impalpabili, perché immateriali, ma che hanno conseguenze materiali pesantissime: attraverso di essi sono spostate ricchezze enormi, sono introdotti limiti allo sviluppo, sono condizionati gli equilibri economico-finanziari e, perciò, anche quelli politici dei paesi sottosviluppati. Se a tutto questo si aggiunge che il sistema descritto riguarda anche i farmaci, occorre registrare che esso è capace di determinare enormi disparità nella popolazione mondiale in ordine ad un tema delicatissimo quale quello della salute.

L’argomento era già emerso, in tutta la sua drammaticità, con riferimento alla lotta all’Aids. Oggi torna di prepotente attualità rispetto ai vaccini Covid19. La distribuzione di questi vaccini, sviluppati esclusivamente nei paesi più evoluti, sta dando luogo ad una duplice disparità, così accentuando le disuguaglianze. Da un lato, la vaccinazione procede a ritmi apprezzabili nei paesi occidentali, cui si è aggiunta l’Arabia Saudita, mentre è pressoché ferma nei paesi più poveri. Dall’altro, si è innescato un mercato dei vaccini con prezzi differenziati a seconda dell’acquirente. Alcune delle grandi imprese farmaceutiche praticano prezzi diversi: contenuti se si tratta di un paese occidentale, la cui pubblica opinione può influenzare le condizioni della loro esistenza, maggiorati se si tratta di paesi, come quelli africani, irrilevanti sotto questo aspetto.

Così, la distribuzione del vaccino nel mondo avviene non sulla base di criteri medici, di utilità collettiva, ma sulla base di criteri legati al Pil. E coloro che si sono fatti sentire dopo l’incauta affermazione in questo senso di Letizia Moratti, tacciono di fronte ai criteri che stanno guidando la distribuzione a livello planetario. A questa prima considerazione se ne aggiunge un’altra: la pandemia da Covid19 è idonea a favorire il conseguimento di profitti stellari. Ad esempio, alcuni calcoli indicano che l’americana Pfizer, che ha prodotto il vaccino insieme alla tedesca Biontech, a fronte di costi per circa due miliardi di dollari avrà ricavi per circa 15 miliardi di dollari! Le leggi del mercato, perciò, in presenza di una pandemia continuano ad avere inesorabile applicazione.

Ma è bene ricordare che non sono leggi naturali, bensì leggi umane, che, come tali, sono contingenti e dipendono dalla volontà degli uomini. Non possono, perciò, essere considerate un inappellabile dato di fatto. Anzi, di fronte ad una emergenza sanitaria che sta producendo milioni di morti ed una emergenza economica e sociale senza precedenti nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, diventa necessario chiedersi se quelle regole vadano mantenute. Al riguardo occorre sfatare una falsa premessa. Non è affatto vero che le invenzioni che hanno rivoluzionato la vita dell’umanità siano necessariamente passate attraverso i diritti di brevetto. Senza ricordare quel passaggio fondamentale che è stato nella preistoria l’introduzione della ruota, più di recente internet non è il frutto di una evoluzione determinata dalla logica del profitto.

A questo si deve aggiungere che tutta la ricerca di base è portata avanti dalle strutture pubbliche in tutti i paesi del mondo. Tanto per fare un esempio, pertinente con il Covid19, la ricerca sugli anticorpi monoclonali vede il genetista Giuseppe Novelli, già rettore dell’Università di Tor Vergata, uno dei protagonisti a livello mondiale in questo settore. E si tratta di ricerca svolta nell’ambito delle strutture pubbliche. Sotto altro profilo, poi, la pandemia da Covid19 ha offerto una ulteriore conferma che problemi del genere sono globali e non possono trovare soluzione nel rafforzamento dei confini nazionali. Il nazionalismo vaccinale non promette risultati duraturi. Si è osservato, difatti, che far evolvere il virus in alcuni bacini abbandonati a sé stessi significa creare le condizioni affinché vi sia una moltiplicazione delle varianti, con conseguenze negative, ed anche molto negative, sulla efficacia dei vaccini esistenti. L’effetto è quello di far perdere l’immunità anche a quei paesi che, chiusisi nelle loro frontiere, siano riuscite ad eseguire la vaccinazione di massa.

Gli accordi internazionali prevedono che, in casi come questo, operi un meccanismo di solidarietà denominato Covax e che si possa ricorrere a licenze obbligatorie. Il primo strumento, destinato a fornire vaccini gratis ai paesi più poveri, è, tuttavia, insufficiente quando si debba improvvisamente vaccinare una intera popolazione. Anche il secondo strumento è insufficiente, ove si consideri che la produzione di questi vaccini richiede il possesso di una tecnologia evoluta, che i paesi meno sviluppati non hanno. Ed allora occorre chiedersi se la soluzione non vada ricercata in quelli che sono in generale i principi della legislazione in materia monopolistica. Laddove il monopolio sia inevitabile, al monopolista è imposto di far accedere tutti ed allo stesso prezzo alle sue prestazioni. La congruità del prezzo è controllata dalla mano pubblica, per evitare ingiusti approfittamenti. In questo caso il potere potrebbe essere attribuito, considerata la dimensione globale della questione, all’Organizzazione mondiale della sanità.