Le misure urgenti adottate dal Governo per fronteggiare l’inarrestabile emergenza Covid stanno suscitando un ampio ed acceso dibattito, soprattutto in merito al previsto obbligo di vaccinazione per coloro che hanno compiuto cinquant’anni e più. Un imposto trattamento sanitario che limita anche, come conseguenza naturale, la possibilità di recarsi nei posti di lavoro, di accedere a pubblici uffici, istituti bancari e finanziari, attività commerciali e di usare mezzi di trasporto pubblici, nonché treni ed aerei. Il contagio avanza e il Governo ha deciso d’imprimere un’ ulteriore limitazione delle libertà individuali, che giunge ad impedire la possibilità di lavorare e di spostarsi.

Le cifre ufficiali, che indicano il numero di persone positive al virus, vanno lette certamente per difetto, in quanto sono moltissime le persone non tracciate dal sistema ormai in grande difficoltà, ed altrettante sono quelle che non denunciano di essere state infettate. Ci troviamo dinanzi ad una gravissima emergenza sanitaria che deve trovare risposte adeguate, urgenti anche se impopolari. Si contano ogni giorno morti e gli ospedali sono nuovamente in difficoltà, tanto da spingere i medici a dire che, a breve, saranno costretti ad applicare il cosiddetto “codice nero”, cioè non saranno in grado di assistere tutti e dovranno necessariamente scegliere chi curare. Immaginate un vostro parente o amico, gravemente malato, che potrebbe essere salvato e che, invece, viene condannato a morire.

Tutti settori, pubblici e privati, sono in affanno. La scuola, polmone per la vita culturale del Paese, resta aperta con gravi limitazioni e molte aziende sono vicine alla chiusura definitiva, con tutte le immaginabili conseguenze anche sul piano occupazionale. Questa è la realtà che dobbiamo tenere presente nel momento in cui ci accingiamo a valutare gli obblighi imposti dal Governo. Le diverse opinioni su quanto sta accadendo hanno suscitato, anche nel settore della Giustizia, il confronto tra chi è favorevole alle misure adottate e chi, invece, le ritiene ingiuste e soprattutto incostituzionali, perché limitative della libertà dell’individuo.

A Napoli, l’Ordine degli avvocati ha ritenuto «inaccettabile l’esclusione del legittimo impedimento del difensore privo di certificazione verde», in quanto «viola il diritto costituzionalmente tutelato del cittadino ad essere difeso e di scegliere il proprio difensore», ha espresso perplessità sulla scelta che impone anche ai difensori l’obbligo Green pass per l’accesso al Palazzo di Giustizia ed ha chiesto ai vertici degli uffici giudiziari di revocare tutti i provvedimenti organizzativi nella parte in cui sono prescritte limitazioni e restrizioni agli accessi. Tali considerazioni possono essere condivise solo in parte, perché le ulteriori restrittive scelte del Governo sono state imposte dall’incalzante emergenza e nel rispetto del diritto alla salute collettiva ed individuale. Va ricordato che, fino ad ora, agli avvocati era consentito l’ingresso senza mostrare alcuna certificazione – che, invece, era richiesta a magistrati e personale amministrativo, né era necessaria per l’attività professionale.

La scelta, certamente impopolare, non ha interessato solo l’avvocatura ma tutti i settori lavorativi, ivi compresi quelli sanitari, in prima linea in questo tragico momento che sta attraversando il nostro Paese. Non si può, dunque, invocare la violazione del diritto di difesa quale principio isolato da un contesto drammatico, che vede limitati e sospesi anche altri diritti costituzionali senza preliminarmente fornire argomenti che possano contrastare le premesse che hanno portato il Governo a questi provvedimenti, certamente odiosi ma necessari. Repliche basate su dati scientifici che possono inficiare le motivazioni che hanno imposto l’adozione di limitazioni nei confronti di tutti, avvocati compresi. L’impedimento non potrà essere considerato legittimo, perché non lo è. Non lo è, perché una norma basata su un’eccezionale emergenza sanitaria pretende che il difensore – anche egli come tutti – debba essere vaccinato.

La Costituzione tutela innanzitutto la salute – e sarebbe stato auspicabile un obbligo al vaccino sin dal primo momento –, il resto non può che venire dopo. È questo un invito agli avvocati a vaccinarsi nel rispetto delle vite altrui e anche del diritto di difesa. Da altruisti, che hanno onorato il diritto di difesa alla salute di tutti, sarà anche più semplice far comprendere il senso delle nostre battaglie per un processo giusto, in presenza e non certo da remoto, ed ottenere legittimamente il libero acceso alle cancellerie e a tutti gli uffici giudiziari senza alcun limite.