Il Consiglio superiore della magistratura ‘se ne infischia’. L’organo di autogoverno della magistratura ha infatti votato a larga maggioranza la conferma di Pietro Curzio al vertice della Cassazione.

Il plenum si è espresso con 19 voti a favore, tre contrari e tre astenuti. A votare contro sono stati i togati indipendenti Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, oltre al laico della Lega Stefano Cavanna. Astenuti invece i tre consiglieri di Unicost, Michele Ciambellini, Carmelo Celentano e Concetta Grillo.

Ovviamente confermata dal plenum del Csm anche Margherita Cassano, nell’incarico di presidente aggiunto della Cassazione. Come per la riconferma del primo presidente Curzio, la delibera su Cassano è stata approvata a larga maggioranza, con 19 voti a favore, tre contrari (Ardita, Di Matteo e Cavanna) e tre astenuti (Ciambellini, Grillo e Celentano).

Una mossa che conferma il ‘liberi tutti’ all’interno della magistratura: soltanto venerdì scorso, 14 gennaio, il Consiglio di Stato aveva clamorosamente bocciato e dichiarato illegale la nomina del numero uno della magistratura, cioè del Presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio, in accoglimento del ricorso di Angelo Spirito, presidente della terza sezione della Cassazione.

Nella sentenza con cui bocciano la nomina di Curzio, i giudici di Palazzo Spada avevano bacchettato duramente il Csm per non aver valorizzato all’atto della scelta del nuovo primo presidente della Cassazione il cv di Spirito. Palazzo dei Marescialli, in pratica, avrebbe effettuato una comparazione “erronea”. Spirito, oltre ad essere stato in Cassazione il doppio degli anni di Curzio, era stata autore di una produzione di sentenze nettamente superiore: 172 a 103. Aveva fatto parte dell’ufficio spoglio ed era stato referente della formazione decentrata e automatizzazione servizi di cancelleria. Componente di numerose commissioni di concorso, aveva svolto un grande ruolo nel settore penale. Tutte attività sparite dal giudizio comparativo del Csm. La gestione di Curzio in Cassazione, poi, non sarebbe stata il massimo dell’efficienza. Con lui a capo della sesta sezione tutti gli indici, ad iniziare dai tempi di definizione delle cause, sarebbero peggiorati drammaticamente.

Una decisione clamorosa quella odierna del Consiglio di Stato: per la seconda volta in pochi mesi ha accusato il Csm, presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di non aver seguito le regole e la meritocrazia nelle sue nomine dopo la vicenda inerente la nomina di Michele Prestipino a capo dell’ufficio inquirente più importante d’Italia, quello di Roma, nomina ‘cassata’ prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato.

Una mossa, quella del Csm, che non sorprende. Lunedì era stata infatti approvata a maggioranza dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Csm la proposta di confermare Curzio e Margherita Cassano al vertice della Cassazione, nei rispettivi ruoli di primo presidente e presidente aggiunto.

Un vero e proprio rush finale, una corsa contro il tempo per dare piena legittimazione a Curzio che venerdì sarà il protagonista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

Una situazione paradossale e un colpo di mano che non preoccupano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Intervenuto alla seduta del plenum, lui che è presidente del Csm, Mattarella si è limitato a esprimere “auguri al presidente Curzio e alla presidente Cassano ribadendo le considerazioni fatte per il presidente Curzio nella seduta del 20 luglio e per la presidente Cassano la fiducia che ispira la sua lunga attività in magistratura”.

Mattarella ha quindi ringraziato “per la tempestività con cui la Commissione ha formulato le proposte e con cui il Plenum ha assunto le decisioni relative, assicurando la piena operatività dell’esercizio delle funzioni di rilievo per l’ordinamento giudiziario”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia