«La magistratura va ricondotta nel perimetro della Costituzione e il Parlamento deve riappropriarsi della titolarità del potere legislativo: il referendum per la giustizia giusta è un primo passo in questa direzione e perciò va sostenuto»: parola di Luigi Bobbio, giudice del Tribunale di Nocera Inferiore con un passato da pm anticamorra, sindaco di Castellammare di Stabia e senatore.

Bobbio è un magistrato lontano anni luce da quel “partito dei pm” che si è mobilitato per affossare l’iniziativa di Lega e Radicali. A questo partito sono certamente iscritti  l’ex procuratore Gian Carlo Caselli, secondo il quale il referendum punta a «limare le unghie alla magistratura», e il neosegretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino, convinto che l’eventuale vittoria del sì al quesito sulla separazione delle carriere porterà i pm a diventare «espressione della voglia securitaria del momento». «Baggianate», replica Bobbio per il quale la separazione delle carriere è invece indispensabile perché «pm e giudici appartengono alla stessa melassa fatta di corporativismo e ricerca del potere per scopi personali».

Tuttavia, per il giudice del Tribunale nocerino bisogna andare oltre dando piena attuazione all’articolo 107 della Costituzione in base al quale dell’ordine giudiziario devono far parte solo i magistrati con funzioni giudicanti e non quelli con funzioni requirenti. «È l’unico modo – spiega Bobbio – per liberare i giudici sia dalle vessazioni commesse nei loro confronti in sede disciplinare dai pm sia dalle quotidiane e gravissime contaminazioni del loro lavoro sempre da parte dei pm. Insomma, collocando questi ultimi al di fuori dell’ordine giudiziario si metterebbero i giudici in condizione di esprimersi senza pregiudizi e in base alle prove raccolte durante il processo». Da ex sindaco, Bobbio si dice favorevole anche all’abolizione della legge Severino che ha rivisto le norme in materia di reati contro la pubblica amministrazione e di incandidabilità dei pubblici amministratori: «Quella norma è un delirio. Una riforma della giustizia seria e non gattopardesca come quella sostenuta dalla guardasigilli Marta Cartabia avrebbe dovuto azzerare la Severino e ripristinare la prescrizione così come prevista dal codice di procedura penale fino all’avvento dei grillini. Invece si è preferito seguire un’altra strada e lasciare in vigore norme che violano qualsiasi principio di civiltà giuridica».

Tutte queste ragioni, secondo Bobbio, giustificano la firma a sostegno del referendum soprattutto da parte dei napoletani: «La città deve impegnarsi per una riforma vera della giustizia. Glielo impongono non solo le dimensioni e il rilievo di uffici giudiziari e ordini professionali, ma soprattutto quel numero spropositato di innocenti finiti in carcere che da anni la proietta ai vertici della classifica dei distretti di Corte d’appello dove si contano più errori giudiziari». Il sostegno al referendum, dunque, è doveroso. Eppure, secondo Bobbio, rischia di non bastare a risolvere i problemi della giustizia che, come dimostrano gli eventi dell’ultimo anno, si sono incancreniti al punto da richiedere soluzioni ancora più radicali. Ecco perché la firma a sostegno della consultazione referendaria e il successivo trionfo del sì rappresentano un primo (sebbene fondamentale) passo verso la soluzione dei nodi gordiani che oggi pesano sulla credibilità della giustizia.

«Oltre che collocare i pm fuori dall’ordine giudiziario – aggiunge l’ex magistrato anticamorra – bisogna azzerare il potere di interpretazione della legge da parte dei giudici. È intollerabile che le norme approvate dal Parlamento finiscano sistematicamente nell’imbuto giudiziario e siano cancellate dai giudici. Il Parlamento deve recuperare la propria centralità e i giudici devono smetterla di annullare norme a proprio piacimento». Poi c’è il tema della Corte Costituzionale e del Csm: «Ormai la Consulta, attraverso sentenze additive o assegnando al Parlamento un termine per varare una norma, agisce da legislatore. Ma dove sta scritto? – chiede Bobbio – E dove sta scritto che il Csm debba esprimere il proprio parere sul contenuto dei disegni di legge in materia di giustizia? Basta, bisogna riportare tutta la magistratura nel perimetro tracciato dalla Costituzione. In quest’ottica il referendum è un primo passo al quale nessuno che abbia a cuore la democrazia può sottrarsi».

Avatar photo

Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.