Governo e maggioranza al lavoro per peggiorare il dl Cutro
La destra dice di fare la guerra ai trafficanti ma si accanisce sulle vittime…
Il decreto Cutro, secondo gli annunci lanciati in conferenza stampa dal governo Meloni, doveva segnare la lotta senza confine agli scafisti e l’aumento degli ingressi legali nel nostro Paese. A distanza di un mese e mezzo dal terribile naufragio si fa più evidente quale sia la volontà del governo: colpire le vittime degli scafisti e, di fatto, aumentare il numero degli stranieri irregolari in Italia.
In queste ore, infatti, governo e maggioranza sono al lavoro per intervenire in modo peggiorativo sul testo del decreto all’esame del Senato riducendo ancor più drasticamente o eliminando del tutto la “protezione speciale” introdotta nel nostro ordinamento nel 2020 e il relativo permesso di soggiorno. Uno strumento che, a differenza di quanto sostenuto a sproposito dagli esponenti della destra di governo, non è una forma di protezione abusiva e fantasiosa ma consente di dare concreta attuazione a quanto previsto dall’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo sul rispetto della vita privata e familiare. In questo modo oltre a ledere i diritti di persone che in molti casi sono “le vittime degli scafisti”, il governo provocherà l’aumento dei cittadini stranieri irregolari nel nostro paese, alla faccia della millantata volontà di combattere l’immigrazione irregolare favorendo quella regolare. Certe espressioni, si sa, funzionano mediaticamente, ma poi devono trovare le gambe su cui reggersi per diventare azioni politiche e atti di governo. Ecco, su questo il governo Meloni non ce la fa.
L’ossessione che in primis i leghisti, ben insediati al Viminale, ma anche altri esponenti della destra non riescono a dominare è stata svelata con chiarezza in recenti uscite pubbliche: chi arriva in Italia da irregolare non può e non deve avere la possibilità di regolarizzarsi, mai e poi mai! E con questa ossessione si scontra tra le altre cose l’annuncio di voler modificare la legge Bossi-Fini che per un paio di settimane ha visto esporsi personalità di primo piano dell’esecutivo quali il sottosegretario Mantovano e il ministro Lollobrigida e persino Gianfranco Fini, uno dei due padri della famigerata legge, che ha riconosciuto che la norma “non risponde più alle esigenze del presente”. Ad esempio l’esigenza di consentire la regolarizzazione di chi, straniero irregolare già presente in Italia, abbia la possibilità di essere assunto regolarmente da un datore di lavoro oppure l’esigenza di consentire l’arrivo in Italia con un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro di un certo numero di cittadini stranieri per un determinato periodo di tempo. Insomma l’esigenza di superare il meccanismo rigido e poco funzionale del decreto flussi e dei click-day che mostra in modo eclatante quanto l’attuale normativa non risponda alle esigenze del nostro sistema produttivo né a quelle dei tanti stranieri desiderosi di lavorare in Italia.
Sono tutte esigenze del presente ma il governo, al di là degli annunci, non riesce a liberarsi delle proprie ossessioni passate e presenti. Come quella, tanto afflittiva quanto inutile, di ingrandire e moltiplicare i Centri per i rimpatri e di prolungare la permanenza degli ospiti al loro interno, così sono definiti i reclusi, con burocratica, falsa e ipocrita espressione che tradisce l’imbarazzo per una forma di detenzione amministrativa che arriva ad essere oggettivamente peggiore e più crudele della reclusione in carcere. Una decina di anni fa si era giunti alla consapevolezza generalizzata che questi centri andassero gradualmente chiusi perché oltre a essere un’anomalia sotto il profilo dello stato di diritto sono anche inutili se si considera che una minoranza dei reclusi poi vengono effettivamente rimpatriati. Poi sono tornati di moda con il decreto Minniti-Orlando dapprima e infine con l’attuale governo che li rilancia con il Dl Cutro e con gli interventi previsti in forza dello Stato d’emergenza appena proclamato.
E con lo Stato d’emergenza il governo Meloni dimostra l’inadeguatezza del proprio approccio al tema immigrazione ma rivela anche quella dei vari governi degli ultimi anni. Pur ribadendo tutti che siamo di fronte a un fenomeno strutturale che necessita di misure strutturali per essere governato, nessuno, probabilmente anche per la durata limitata degli esecutivi, si è mai cimentato con la realizzazione di un sistema di accoglienza permanente basato su un Piano nazionale di accoglienza che tenesse conto delle previsioni sugli arrivi, un Piano che del resto non è mai stato fatto, in violazione della legge e che avrebbe dovuto indicare come investire nell’accoglienza e nell’integrazione. Ora il Viminale che quel piano avrebbe dovuto elaborare, insieme agli altri attori istituzionali, agirà con poteri straordinari per individuare le strutture da adibire a centri accoglienza e gli enti che li gestiranno in deroga alle norme ordinarie. Avremo cioè, probabilmente, degli standard di accoglienza più bassi di quelli minimi previsti, con ‘strutture parcheggio’ e affidamenti fatti senza evidenza pubblica, con tutti i rischi che ne conseguono. A pagarne gli effetti sulla propria pelle saranno ancora una volta le “vittime degli scafisti” e un intero Paese ostaggio delle ossessioni che si alimentano intorno al tema dell’immigrazione.
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