“I criteri di distribuzione del Recovery Fund a livello internazionale (popolazione, Pil, tasso di disoccupazione) si applichino anche all’interno del Paese”. Si può sintetizzare così la lettera che cinquecento sindaci del Sud hanno inviato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, chiedendo un “vincolo di destinazione” per i 209 miliardi che spetteranno all’Italia.

Utilizzando gli stessi parametri che sono stati tenuti in considerazione a livello comunitario, il Mezzogiorno – calcolano i sindaci – dovrebbe godere di circa il 70% dei fondi (un terzo a fondo perduto, due terzi sotto forma di prestiti da restituire a tassi agevolati). Se invece si decidesse soltanto in base alla popolazione, come alcune voci ipotizzano nel dibattito pubblico, la quota destinata al Sud non supererebbe il 34%.

L’iniziativa è partita da Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti, nel barese, ed è stata poi abbracciata dai primi cittadini delle grandi città del Mezzogiorno (Napoli, Palermo, Catania, Taranto, Reggio Calabria…), arrivando a rappresentare circa 6 milioni di cittadini. Comuni che hanno deciso di farsi sentire a ridosso della consegna a Bruxelles del Piano nazionale di spesa da parte dell’Italia, prevista entro il 30 aprile.

Si temono “iniquità nella distribuzione delle risorse nazionali” come quelle che “hanno penalizzato il Sud minando il principio di coesione che proprio l’Europa raccomanda ai suoi Stati di rispettare”.

“Il merito dell’enorme cifra assegnata all’Italia è conseguenza della disgrazia del Sud”, scrive Carlucci. “Se si applicano i criteri Ue – prosegue – ci spetta il 68% dei fondi: servirebbero anche a compensare gli ingenti investimenti in infrastrutture che negli ultimi anni si sono concentrati solo al Nord, dal Mose di Venezia alla ferrovia Torino-Lione, dalla rete Autostrade all’alta velocità”.

Uffici della Commissione fanno sapere che non esistono vincoli di questo tipo e che le uniche condizioni poste a livello comunitario riguardano il 37% dei fondi che devono essere destinati alla “transizione verde” e il 20% a quella digitale.

La lettera indirizzata a von der Leyen segue di dieci giorni quella simile corrisposta al presidente del Consiglio Mario Draghi e a quello della Repubblica Sergio Mattarella, rimasta – ad oggi – senza risposta.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.