La premiata ditta Travaglio-Ranucci torna in scena sempre con gli stessi arnesi del mestiere: manette e manganello. Stavolta il tema è il 41 bis. Cioè il carcere duro. Quella norma carceraria che da ormai quasi trent’anni deturpa il nostro sistema di giustizia violando in modo aperto e spavaldo la costituzione, la dichiarazione dei diritti dell’uomo e il codice Mandela.

In queste settimane la discussione è stata tra una schiacciante maggioranza che difende il 41 bis e spiega che è una misura indispensabile per combattere la criminalità (in realtà la pena di morte, magari subito dopo il primo grado di giudizio, sarebbe una soluzione più efficace) e una piccola minoranza che si ostina a sostenere la tesi originalissima secondo la quale le leggi dello Stato dovrebbero rispettare e non violare la Costituzione. In ogni caso il confronto fin qui è stato tra chi vuole mantenere il 41 bis e chi lo vorrebbe abolire.

Con il ritorno sulla Tv di Stato (terza rete) di Report, in sinergia con “Il Fatto Quotidiano” che ne anticipa gli argomenti, la discussione fa un salto: Ranucci & Travaglio sostengono che il 41 bis è troppo lasco e va incattivito, sennò non serve a niente. E a questo scopo usano un argomento robusto: pare che alcuni detenuti condannati per mafia stiano provando a laurearsi, e con la scusa degli esami riescano ad allargare le maglie del carcere duro e a parlare per qualche ora con professori, sulla cui buonafede non sempre si può giurare.

Naturalmente le opinioni sono tutte legittime (noi pensiamo che siano legittime anche le opinioni fasciste, lo abbiamo detto tante volte) ci sarebbe solo una avvertenza da fare: attenzione a non confondere queste posizioni ultrareazionarie con la sinistra. La sinistra con i Piombi di Venezia, almeno spero, non c’entra molto.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.