Camminando per le strade di Buenos Aires, in particolare nei quartieri di Palermo, Recoleta, Balvanera e Villa Crespo, non è raro sentire parlare russo o ucraino. Negli ultimi anni, la capitale argentina è diventata meta di una nuova ondata migratoria proveniente dai due paesi, un fenomeno che ha assunto proporzioni significative dall’inizio del conflitto russo-ucraino. Questo flusso migratorio è alimentato da diversi fattori.

La guerra in Ucraina ha spinto molti cittadini, sia ucraini che russi, a cercare rifugio all’estero. La crescente repressione del dissenso in Russia ha convinto molti, soprattutto tra i giovani e la classe media, a lasciare il paese in cerca di libertà e opportunità. Infine, le rigide restrizioni sui visti imposte da molti paesi occidentali ai cittadini russi e le difficoltà economiche in Ucraina hanno reso l’Argentina, con la sua politica migratoria relativamente aperta, una destinazione particolarmente attraente.  

Il diritto della terra 

L’avvocato Christian Demian Rubilar Panasiuk, esperto di diritto dell’immigrazione, spiega: “In Argentina vige il Diritto della terra. Non c’è bisogno che un bambino nasca qui perché abbia la cittadinanza, per ottenerla basta vivere qui e chiederla”. Le tempistiche variano, come chiarisce: “C’è una legge non scritta che prevede almeno 7/8 mesi di residenza”. Come sottolinea l’avvocato c’è anche un altro aspetto importante: “Non esiste estradizione, neppure per crimini di guerra”, questa garanzia di protezione è un ulteriore incentivo per molti che temono persecuzioni politiche nei loro paesi d’origine. Il viaggio di questi migranti non è certo facile, molti di loro hanno percorso più di 10.000 miglia, compresi gli scali. In molti casi si tratta di donne incinte: avere un figlio “argentino” può dimezzare il tempo che normalmente occorrerebbe ai genitori per ottenere un passaporto, riducendolo a soli due anni. Il passaporto argentino permette di viaggiare senza visto in circa 170 paesi, 53 in più rispetto a un passaporto russo, secondo l’indice dei passaporti Henley.

“Non esiste immigrazione clandestina in Argentina”

L’acquisizione della cittadinanza argentina per i neonati è una delle ragioni principali per cui le donne russe incinte si recano nel paese prima del termine della gravidanza. Più della metà dei russi entrati in Argentina l’anno scorso, incluse 6.400 donne, hanno già lasciato il paese. Nonostante le difficoltà del viaggio e la crisi economica in corso in Argentina, con un’inflazione oltre al 200%, il paese sudamericano offre loro un rifugio dal conflitto e la speranza di un futuro migliore. La scelta dell’Argentina come destinazione non è casuale. Come spiega l’avvocato: “L’articolo 15 stabilisce che è permesso entrare in qualsiasi modo semplicemente calpestando la terra del nostro paese. In altre parole, non esiste immigrazione clandestina in Argentina. Puoi arrivare in qualsiasi modo”. Per questo il paese ha una lunga storia di accoglienza degli immigrati e una legislazione favorevole in materia di cittadinanza. Inoltre, nonostante le difficoltà economiche, l’Argentina offre ancora un buon livello di vita, soprattutto per chi può contare su risparmi o redditi in valuta forte.

L’integrazione e

L’impatto di questa nuova ondata migratoria è visibile in molti aspetti della vita quotidiana di Buenos Aires. Sono sorti negozi che vendono prodotti alimentari dell’Europa dell’Est, ristoranti che offrono piatti tipici e menu in russo e ucraino, asili nido per bambini russofoni. Più di 60 canali su Telegram coordinano la vita sociale della comunità, organizzando cineforum, incontri per giocare o ascoltare letture e molti altri eventi. Questi canali non solo servono come piattaforme di comunicazione, ma anche come reti di supporto per i nuovi arrivati, offrendo consigli su come navigare la burocrazia argentina, trovare alloggio e lavoro, e integrarsi nella società locale. L’arrivo di questa nuova comunità russofona sta cambiando il volto di alcuni quartieri di Buenos Aires. Oltre ai negozi e ai ristoranti, stanno nascendo servizi specifici per questa comunità, come scuole di lingua, servizi di traduzione e assistenza legale per le pratiche di immigrazione. La Chiesa Ortodossa nel quartiere di San Telmo è diventata un punto di riferimento per molti nuovi arrivati, offrendo non solo servizi religiosi ma anche un senso di comunità e continuità culturale.

L’integrazione non è sempre facile. La maggior parte dei nuovi arrivati deve affrontare la sfida linguistica, imparare lo spagnolo significa adattarsi a una cultura molto diversa dalla propria. Inoltre, la crisi economica argentina pone sfide significative, soprattutto per chi non ha risparmi consistenti o un lavoro ben retribuito. La provenienza delle persone non interessa né ai nuovi arrivati né a chi li accoglie, e la convivenza tra le diverse comunità è pacifica. Secondo quanto riferito dall’avvocato, la situazione sul campo rivela un quadro sorprendentemente armonioso, dove coppie miste russo-ucraine e gruppi di amici provenienti da entrambi i paesi coesistono pacificamente. E dimostrano che, nonostante le tensioni geopolitiche e il conflitto in corso tra le loro nazioni d’origine, a livello personale e comunitario le persone sono capaci di superare le divisioni imposte dalla politica, trovando un terreno comune basato su valori condivisi, esperienze di vita simili come migranti; e forse anche una rinnovata prospettiva che emerge dal trovarsi insieme in una terra straniera, lontano dalle pressioni immediate del conflitto.

Dall’ex Unione Sovietica all’Argentina

È importante notare che questa comunità è estremamente variegata. Oltre a russi e ucraini, a Buenos Aires ci sono persone provenienti da altri paesi dell’ex Unione Sovietica, come Armenia, Kazakistan, Bielorussia e Azerbaigian. L’avvocato Rubilar Panasiuk prevede che il flusso migratorio continuerà a crescere: “Credo che il numero dell’immigrazione continuerà a essere esponenziale. Non è una guerra di bassa intensità, si sta intensificando”. Questa previsione si basa non solo sull’andamento del conflitto in Ucraina, ma anche sulle difficoltà economiche e politiche che molti paesi dell’ex Unione Sovietica stanno affrontando.

D’altra parte, molti argentini vedono con favore l’arrivo di questi nuovi immigrati, soprattutto se portano con sé competenze e risorse che possono contribuire all’economia del paese. Molti dei nuovi arrivati sono infatti professionisti qualificati, imprenditori o lavoratori nel settore tecnologico, che possono portare innovazione e investimenti. Anche se molti di loro lavorano ancora per il loro paese d’origine è qui che vivono e che investono le loro risorse. Il fenomeno sta anche sollevando alcune questioni etiche e politiche. Alcuni critici sostengono che il “turismo de maternidad”, particolarmente popolare tra le donne russe, sia una forma di abuso del sistema di cittadinanza argentino.

Nonostante queste preoccupazioni, il governo argentino ha mantenuto finora una politica di apertura. Il Congresso argentino sta esaminando una proposta per istituire un programma chiamato “Argentina-Ukraine Fraternity Bridge”, che faciliterebbe ulteriormente l’arrivo e l’insediamento dei rifugiati ucraini in Argentina. Questo programma includerebbe voli organizzati dallo Stato, aiuti economici temporanei e un sistema di sponsorizzazioni attraverso organizzazioni pubbliche o private per facilitare l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati.

Lucia Antista

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