L’Italia sta uscendo dal sonno dogmatico che la ha tenuta avvinta per oltre tre anni, dal marzo 2018, quando un italiano su tre decise di votare per il movimento di Grillo, con la voce del suo fondatore che dalle piazze irraggiava, fiammeggiava e annientava. Torniamo per un momento a quegli anni, a quelle urla, erano lampi mortali: una sequenza di punizioni annientanti, che si compiva dinanzi a tutti, nell’orecchio di tutti, appariva così terrificante e possente che in pochi furono in grado di sottrarvisi. Un italiano su tre ci cadde e iniziò l’incubo politico durato fino alla comparsa, che ha del miracoloso, di Mario Draghi. Fine dell’incubo politico costituito dai due opposti governi “Conte” con la minaccia del terzo, sventata dall’azione congiunta di Matteo Renzi e del Presidente Matterella, a cui evidentemente non piaceva il mercato delle vacche che si era aperto in parlamento dai sostenitori del Conte ter, come si diceva, che poteva significare Conte a vita.

L’Italia si sta svegliando. L’unità dei contrari, come Hegel avrebbe definito il governo Draghi, sta funzionando, anche se i contrari ogni tanto, come è previsto che avvenga nella logica dialettica, si svegliano per dire: siamo ancora qui. L’azione del Generale Figliuolo, il vero alleato dei vaccini, ci sta efficacemente portando fuori dalla pandemia. Draghi, da parte sua, dopo aver smontato pezzo su pezzo, uomo dopo uomo, il sistema precedente, si appresta a guidare il piano europeo, e a ridare dignità all’Italia. Chi sa, si potrebbe aprire il tempo delle riforme, senza dare troppa enfasi a questa espressione. Un esempio solo: la magistratura è sotto pressione, giunta ad un punto così critico che potrebbe favorire, contro voglia naturalmente, l’apertura del “dopo Mani pulite”, il sistema di processi che avviò, a tutta birra, la commistione selvaggia tra giustizia e politica, giunta ormai a un limite estremo. Speriamo in Marta Cartabia e nel referendum indetto dai radicali. Pensate se là, a sorvegliare le cose, ci fosse ancora il Ministro Alfonso Bonafede! Insomma, domani potrebbe aprirsi un altro mondo, anche se prudenza ci chiede di attendere.

E i partiti? Non posso qui parlare di tutti, anche se Lega meriterebbe un discorso a parte. Accenno solo ad alcune cose che hanno colpito la mia immaginazione. Due casi non solo personali, per i leader coinvolti. Il pentimento pubblico di Di Maio, “a babbo morto” si potrebbe dire, quando il movimento di Grillo è ridotto a un groviglio di dichiarazioni e contro-dichiarazioni che “risalgono in disordine le valli” etc., come il famoso esercito austriaco in rotta nella dichiarazione del generale Diaz. Sembra, il movimento, aggirarsi in una stanza, come i vecchi in preda all’Alzheimer, dicendo: io chi sono?

Non gli giunge nessuna eco. Se non il nostro ineffabile ministro degli Esteri che chiede pubblicamente scusa a un sindaco assolto in via definitiva, e che era stato sottoposto a gogna dal suddetto ministro. Va anche bene, ma troppo facile. Non è questione di scuse personali, ma dovrebbe accompagnarsi a una auto-critica spietata per l’odio che fu disseminato nella società dalle urla di Grillo e dei suoi seguaci, che duravano, tese nella loro eccitazione, finché la vittima non fosse stata abbattuta. Il che, certo insieme ad altro, valse, il 33%. Il Movimento 5 stelle ora sembra giunto alla fine, per morte precoce, si potrebbe dire, tutti lo sanno, anche loro, smentendo il celebre “muore giovane chi è caro agli dei”. Tutti lo sanno, meno il Pd diretto da Enrico Letta. Il segretario è alla ricerca affannosa di accordi con il movimento in agonia, per ora nei comuni dove si voterà in autunno, sconfortato quando non riesce nel suo scopo, sopra le righe quando invece ci riesce.

È il caso di Napoli, l’altra storia che voglio raccontare. Lì, in quella città disastrata da molti anni di malgoverno, il Pd è riuscito a chiudere la sospirata alleanza presentando come candidato una degnissima e autorevole persona come l’ex rettore dell’università, e anche Ministro dell’ultimo governo Conte, Gaetano Manfredi. Tutto bene, meno un episodio che mostra il segretario del Pd ormai fuori le righe. Che cosa fa Letta? Per seguire la incredibile vicenda, bisogna ricordare che da più di tre mesi unico candidato ufficiale a sindaco della città è Antonio Bassolino che non ha bisogno certo di presentazioni. Sindaco di Napoli per molti anni e anche Presidente della Regione, anche qui per molti anni.

Bene. Bassolino, solitario, si è lanciato nella lotta con una passione e una convinzione che meritano ogni rispetto da qualunque parte si stia. Che fa Letta? “Posta” come oggi si dice, spero di non sbagliare, una lettera aperta a Bassolino per dirgli: ritirati, aiutaci a far vincere Manfredi! Ho avuto un momento di sconcerto e quasi di dissesto mentale. Mi mancavano le parole, dicevo tra me e me, non è possibile, è uno scherzo dei soliti. Invece era tutto vero.
Allora ho gridato da solo, in una stanza, lo ammetto: ridateci Zingaretti!