Rilanciare i riti speciali e rafforzare le garanzie difensive per un giusto processo invece che contrarle ancora. E poi la volontà di dire basta alla violazione delle regole del contraddittorio. Queste le richieste dell’Unione delle Camere Penali Italiane dopo l’ultima audizione in Commissione Giustizia della Camera sulla riforma del processo penale, voluta dal ministro pentastellato Alfonso Bonafede. «Il disegno di legge governativo – spiegano i penalisti – interviene random sulle fasi del processo, senza realmente incidere sulla certezza dei tempi delle indagini, ma prevedendo ulteriori erosioni delle garanzie difensive al dibattimento. Basti segnalare l’estensione dei meccanismi di recupero delle prove dichiarative nel caso di mutamento di un componente del collegio giudicante».

Per l’unione dei penalisti poi se dovesse passare la riforma «non sarebbe più possibile la rinnovazione della testimonianza davanti al Giudice della decisione e le ragioni che la rendevano assolutamente necessaria potranno essere rappresentate solo con l’atto di appello. Si interviene prevedendo una responsabilità disciplinare nel caso di multiple violazioni dei tempi delle indagini, ma non viene stabilita alcuna sanzione processuale per garantirne il rispetto ed anzi è demandato all’Autorità Giudiziaria il potere di individuazione dei criteri di selezione dei procedimenti a trattazione prioritaria». La responsabilità? È «tutta della politica criminale». Quanto allo schema del disegno di legge che prevede una rivisitazione della disciplina della prescrizione «nonostante vi fosse stato l’impegno delle forze politiche – annotano le Camere penali – chiamate a comporre la nuova maggioranza dopo la crisi di governo del 2019 ad una radicale revisione, si prevedono semplicemente improbabili responsabilità disciplinari, che non hanno ovviamente alcun ruolo di garanzia rispetto ai diritti dei soggetti coinvolti nel processo penale».

Linea dura quindi quella delle Camere Penali sul ddl Bonafede, fortamente voluto dai 5 Stelle, che si conferma decisa nel criticare fermamente gli interventi che si andrebbero ad applicare sul sistema delle impugnazioni che definiscono «inaccettabili» dato che «abolirebbero la collegialità per una grande parte dei processi in grado di appello, limitando la portata cognitiva del giudizio e addirittura prevedendo una sorta di ruolo-stralcio presso le Corti di appello». «Il progetto di legge ha– spiegano – sostanzialmente aggirato le proposte unitarie di Avvocatura e Magistratura per il rilancio dei riti speciali e per un serio progetto di depenalizzazione presentate al tavolo di consultazione voluto dal Governo. Se da un lato aumenta il limite edittale per poter accedere al cd. patteggiamento, dall’altro si rimpolpa l’elenco delle ostatività e la disciplina del giudizio abbreviato continua ad impedir alla difesa l’individuazione di prove necessarie per la decisione».

«Ucpi (Unione Camere Penali Italiane) in sede di audizione ha rivolto un appello in particolare ai componenti giuristi della Commissione Giustizia affinché, al di là dello schieramento politico di appartenenza, non consentano ulteriori menomazioni del sistema accusatorio, come quelle previste dal disegno di legge di riforma, mettendo a disposizione le tante proposte maturate in sede di consultazione per l’obiettivo della realizzazione della ragionevole durata del processo» concludono.