Dialogo (non tanto) immaginario tra un No-Vax e un Sì-Vax parafrasando le sentenze con cui la Corte costituzionale ha respinto le eccezioni d’illegittimità sui vaccini anti Covid-19 (2a parte; la prima è stata pubblicata ieri).

N. Il vaccino contro il Covid-19 non era in grado di preservare la salute dei pazienti dato che la persona vaccinata poteva e può sempre contrarre il virus e quindi contagiare gli altri. La verità è che i vaccini non erano giustificati dall’esigenza di tutelare la salute della collettività!
S. Voi no-vax ragionate per estremi: gli unici vaccini ammissibili per voi sarebbero solo quelli certi e sicuri al 100%. Basta che ci sia la possibilità di contagio, per voi sono inutili. Invece tra il bianco e il nero c’è il grigio. È vero: come ha ammesso lo stesso Ministero della Salute, i vaccini non escludono il rischio contagio ma non per questo sono inutili! I dati dell’Istituto Superiore della Sanità e, prima ancora, l’esperienza della quasi totalità degli italiani che si sono vaccinati, dimostrano che i vaccini sono serviti a ridurre enormemente la percentuale di rischio sia nel prevenire il Covid-19 quanto nell’evitare casi di malattia grave. In una situazione, specie iniziale, caratterizzata da una rapidissima circolazione del virus, i vaccini hanno determinato una significativa riduzione di tale circolazione, specie nei luoghi destinati ad ospitare persone fragili o bisognose di assistenza.

N. Ma perché l’obbligo di vaccinazione? Lo stesso risultato si poteva ottenere ugualmente con i test diagnostici, come si è fatto all’inizio, quando i vaccini non erano disponibili!
S. È stato fatto per l’accesso ai luoghi pubblici di quanti non soggetti a vaccinazione obbligatoria. Ma era impossibile farlo negli ospedali. Ma tu t’immagini cosa avrebbe comportato continuare a sottoporre il personale sanitario a test diagnostici ogni due/tre giorni? A parte i costi insostenibili, questo avrebbe comportato un intollerabile sforzo per il sistema sanitario, già sotto stress per la gestione della pandemia, tanto a livello logistico-organizzativo quanto per l’impiego del personale. Peraltro poiché i risultati del test non sarebbero stati immediatamente disponibili, essi sarebbero stati già “obsoleti” in partenza, come di fatto capitava: ad esempio, il soggetto che era risultato negativo al tampone martedì diventava positivo venerdì, con la conseguenza che nel frattempo andando in giro aveva contagiato gli altri pazienti del reparto, così costretto alla chiusura per evitare il diffondersi del virus. La vaccinazione aveva come scopo quello di prevenire tali situazioni.

N. Se è per questo, allora si potevano fare i tamponi presso le farmacie facendoli pagare ai soli lavoratori interessati
S. No, per la semplice ragione che la gestione dei tamponi sarebbe comunque gravata interamente sul servizio sanitario nazionale, sottoponendolo come detto a ulteriore stress.
N. La verità è che si è voluto criminalizzare il personale sanitario non vaccinato, addirittura sospendendolo dal servizio anziché impiegarlo in reparti non a contatto con il pubblico!
S. Premesso che non si tratta di una sanzione disciplinare, il nostro legislatore, al contrario di altri, non ha previsto il licenziamento ma la sospensione, ritenendola una soluzione equilibrata. È una soluzione obbligata per il datore di lavoro che deve garantire la sicurezza del luogo in cui si svolge l’attività lavorativa.
N. Ma così si lede il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione!

S. Alt! Il diritto al lavoro non significa certo che tu debba lavorare anche quando costituisci un rischio per la sicurezza del luogo di lavoro o per la tutela della salute pubblica. Peraltro proprio la natura del luogo di lavoro avrebbe reso impossibile l’isolamento del personale sanitario, con conseguente rischio per la salute di quanti lo frequentano e specie dei soggetti più fragili che proprio per la loro condizione vi si trovano.
N. E allora come spieghi la sospensione solo del personale sanitario, al contrario del personale scolastico che poteva essere adibito ad altre mansioni per non parlare di coloro per i quali la vaccinazione poteva essere omessa o differita? Si è trattato di una evidente discriminazione!
S. Forse ti sfugge la differenza tra un ospedale e una scuola. In ospedale, dove ci sono persone malate, il rischio di diffondere il virus è ovviamente più alto, con possibile paralisi dell’intera struttura. Gli accomodamenti organizzativi che si potevano fare altrove erano molto più difficili da realizzare negli ospedali per le diverse condizioni di fungibilità del personale sanitario e perché non esistono prestazioni lavorative alternative idonee a giustificare la prosecuzione del rapporto di lavoro. Né puoi paragonare gli esentati dalla vaccinazione per comprovati motivi di salute con coloro che, pur potendolo, hanno scelto di non vaccinarsi. Infine, e te lo ripeto per l’ultima volta, “ricollocare” i non vaccinati avrebbe significato per le strutture sanitarie e assistenziali già esposte all’impatto della pandemia un significativo fattore di rigidità organizzativa.

N. Ma non ti sembra disumano che al personale non vaccinato non spettasse nemmeno l’assegno alimentare che risponde a finalità assistenziali?
S. Guarda che l’assegno alimentare viene erogato dal datore di lavoro che vuole sospendere il lavoratore sottoposto a procedimento penale o disciplinare così da dargli un sostegno in attesa che vengano svolti i necessari accertamenti. Qui la situazione è opposta: è il lavoratore che, scegliendo di non vaccinarsi, si sottrae unilateralmente alle condizioni di sicurezza necessarie per l’esercizio della sua attività lavorativa. Non è dunque irragionevole prevedere l’erogazione dell’assegno alimentare quando l’attività lavorativa è impedita da un evento oggettivo anziché da una consapevole scelta soggettiva.
N. C’è un’ultima questione: il modo con cui si sono svolti i triage pre-vaccinali. Si è introdotto, infatti, l’obbligo vaccinale senza però adottare misure di precauzione, coinvolgendo ad esempio i medici di famiglia che conoscono i loro pazienti e svolgendo, prima della vaccinazione, adeguati accertamenti, analisi e test diagnostici, incluso lo stesso test sierologico.
S. Certamente si sarebbe potuto fare meglio ma guarda che finora le vaccinazioni sono state fatte senza coinvolgere nel triage il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta. Ciò precisato, non è vero che i medici di famiglia non sono stati coinvolti. Essi, infatti, sono stati affiancati ai medici vaccinatori nella verifica della presenza delle cause di esenzione dalla vaccinazione, svolgendo un ruolo tutt’altro dunque che secondario. Non è nemmeno vero che il triage pre-vaccinale è stato svolto senza svolgere per precauzione adeguati accertamenti. Come sanno tutti coloro che si sono vaccinati è stata svolta l’anamnesi pre-vaccinale attraverso una serie di precise e semplici domande per verificare eventuali controindicazioni, in presenza di cui sono seguiti ulteriori approfondimenti e talora accertamenti diagnostici. Infine, normalmente per le vaccinazioni non si prevedono né test pre-vaccinali né test sierologici per stabilire la loro sicurezza rispetto ad ogni persona.

N. Ma allora perché a chi si doveva vaccinare veniva sottoposta la sottoscrizione del consenso informato? Si tratta di una palese contraddizione! Se il vaccino è obbligatorio non c’è bisogno di alcun consenso!
S. La raccolta del consenso era innanzi tutto funzionale a quell’esigenza cui ti richiamavi, e cioè all’emersione dei dati essenziali per una completa e corretta anamnesi pre-vaccinale. Inoltre sottoscrivendo o no il modulo il soggetto poteva autorizzare la materiale inoculazione del vaccino oppure, al contrario, esprimere la propria volontà di sottrarsi all’obbligo, assumendosene responsabilmente le conseguenze previste per legge.
N. Non mi hai convinto. Sopra le sentenze dei giudici, sopra la Costituzione c’è sempre la legge naturale in nome di cui si deve resistere alle leggi ingiuste!
S. La legge naturale è l’ultimo rifugio rimasto per chi come voi, non potendo più sottrarsi alle categorie di reato e peccato, si erge a giudice di sé stesso, ovviamente auto-assolvendosi.

(2-fine)