«Visto che nessuno in questi anni ha fatto qualcosa, ho deciso di presentare nei prossimi giorni un esposto alla Procura di Perugia per la fuga di notizie riportate nel romanzo Suburra. Alla Procura di Perugia da qualche mese c’è un nuovo procuratore (Raffaele Cantone, ex capo dell’Anac, ndr), spero che abbia voglia finalmente di indagare». Salvatore Buzzi, già numero uno della cooperativa sociale 29 Giugno, assegnataria per anni, spesso dietro il pagamento di tangenti, di un numero imprecisato di appalti da parte del Comune di Roma, è un fiume in piena. Coinvolto nell’inchiesta “Mafia capitale”, dallo scorso giugno è libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare dopo cinque anni e mezzo in carcere.

Salvatore Buzzi, perché ritiene ci sia stata una fuga di notizie?
Il romanzo Suburra è uscito nella primavera del 2013. È stato scritto da Carlo Bonini (vice direttore di Repubblica, ndr) e da Giancarlo De Cataldo (attuale consigliere della Corte d’Appello di Roma, ndr). Il libro anticipa esattamente l’indagine Mafia capitale che verrà svelata alle fine del 2014.

Non può essere stata una coincidenza?
Una coincidenza? Vorrei capire come è stato possibile “indovinare” dieci personaggi, nel libro anche se travisati sono riconoscibilissimi, che sono nell’inchiesta Mafia capitale. Un anno e mezzo prima. Massimo Carminati, ad esempio, è il Samurai, c’è la Smart con cui si spostava, la sua villa di Sacrofano, ecc. Già fare sei al Superenalotto è difficilissimo, una probabilità su seicentodue milioni, figuriamoci indovinare dieci personaggi in una città come Roma di oltre quattro milioni di abitanti. Praticamente è impossibile.

Ha mai parlato con Bonini?
Sì, di recente dopo una puntata di Non è l’Arena, la trasmissione condotta da Massimo Giletti su La7. Gli ho chiesto se mi dava tre o quattro numeri che poi li avrei giocati al lotto.

Battute a parte.
Bonini mi ha detto che prima di scrivere il libro aveva fatto una inchiesta sugli ambienti neofascisti a Roma. Ma non è così.

Perché?
La frase relativa alla famosa “teoria del mondo di mezzo”, ad esempio, che è contenuta nel libro e che dà il nome all’inchiesta, venne pronunciata a dicembre del 2012.

Si riferisce all’incontro nel distributore di benzina di corso Francia con Massimo Carminati?
Sì. All’incontro di Carminati con Riccardo Brugia (un appartenente dell’estrema destra, un ex dei Nuclei armati rivoluzionari, ndr) e Riccardo Guarnera (un imprenditore, ndr).

Gli autori avranno parlato con loro.
Io mi sono accertato. Nessuno di loro ha mai parlato con Bonini.

Ci sarà stato presente qualcun altro che non è emerso dalle indagini.
Sicuro. C’era la microspia del Ros (sorride).

Lei comunque è prevenuto.
Ma no. Bonini è bravissimo. Ha anche indovinato l’indagine della Procura di Perugia a carico di Luca Palamara che ha schiantato il Csm facendo saltare la nomina di Marcello Viola a Procuratore di Roma dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone.

Si riferisce all’articolo del 29 maggio dello scorso anno, “Corruzione al Csm”?
Quel giorno la stessa notizia era anche sul Corriere della Sera in un pezzo firmato da Giovanni Bianconi, un giornalista legato agli ambienti dei Servizi segreti. E non lo dico io. Non voglio querele. Lo dicono tre magistrati: Palamara, Stefano Fava (ex pm a Roma, ndr) e Cesare Sirignano (ex sostituto presso la Dna, ndr). È tutto agli atti del procedimento di Perugia.

I giornalisti per motivi professionali parlano con i magistrati.
E come no. Infatti Palamara ha sempre detto di avere un ottimo rapporto con Bianconi. Fa pure il suo nome nella cena dell’hotel Champagne (a cui parteciparono i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti e cinque consiglieri del Csm, ndr) la sera fra l’8 ed il 9 maggio del 2019. Mi sono letto tutti gli atti. Corrado Cartoni (uno di questi cinque ex consiglieri del Csm, ndr), parlando con Palamara, gli chiede se Bianconi fosse “un suo amico come Cascini (Giuseppe, ex aggiunto a Roma, attuale consigliere al Csm, già esponente di Md, ndr)”. Bianconi aveva parlato qualche settimana prima con Palamara per sapere se era vero che alla Procura di Roma dopo Pignatone volessero “discontinuità”. Cartoni, sentendo questa parola dice: “È la frase che ho usato con Cascini”. Allora interviene Ferri dicendo: “È una frase che non mi è piaciuta”. Palamara, allora, aggiunge: “Chi te l’ha detta?”. Ferri: “Gliela detta Cascini”. E Palamara: “Certo”. Ripeto, ho letto tutti gli atti. So bene come sono andati i fatti.

Insomma, intende dire che c’è un rapporto stretto fra giornalisti e magistrati? Non è una grande novità..
Ci sono giornalisti funzionali al sistema. Lo stesso giorno che Corriere e Repubblica pubblicavano la notizia dell’indagine a carico di Palamara, Il Fatto Quotidiano e La Verità riportavano il contenuto dell’esposto del pm Fava contro Pignatone. Veda un po’ lei.

Un gioco di specchi…
È la stampa che orienta la Procura o la Procura che orienta la stampa? Il dato oggettivo è che le fughe di notizie, su cui nessuno ha mai indagato, hanno cambiato il destino della Procura di Roma. Oggi al posto di Michele Prestipino poteva esserci Viola.