Accusati di tortura, abuso di autorità e lesioni
Mattanza in carcere, tra i 105 rinvii a giudizio anche l’ex provveditore Fullone
Santa Maria Capua Vetere carcere della mattanza: c’è il rinvio a giudizio per 105 imputati, tra agenti della polizia penitenziaria e funzionari dell’amministrazione, per la violenza consumatasi nei confronti dei detenuti il 6 aprile del 2020. Lo ha deciso il Gip di Santa Maria Capua Vetere Pasquale D’Angelo. È stata così accolta la richiesta presentata lo scorso 26 aprile dal pm Alessandro Milita.
La Procura sammaritana non aveva chiesto il rinvio a giudizio per uno solo dei 108 imputati dell’udienza preliminare, che ha dimostrato di non essere presente all’interno del carcere nel giorno della mattanza, mentre altri due imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che sarà celebrato il 25 ottobre. I reati ipotizzati dalla procura sono tortura, lesioni, violenza privata, abuso di autorità e, per 12 imputati, l’omicidio colposo per la morte di un detenuto (Lakimi Hamine) alcuni giorni dopo le violenze. Udienza fissata per il 7 novembre davanti alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere. A dibattimento andrà anche l’ex provveditore regionale del Dap Antonio Fullone.
L’inchiesta dei magistrati casertani, culminata il 28 giugno 2021 con l’esecuzione di 52 misure cautelari, è stata avviata a seguito delle segnalazioni di violenze avvenute all’interno del carcere nel giorno successivo a una protesta dei detenuti per alcuni casi di positività al Covid-19. Immagini che lasciarono di sasso tutti, forse anche i più giustizialisti. Botte, calci, pugni e vessazioni in una vera spedizione punitiva ai danni dei reclusi. Essere detenuto vuol dire essere sotto la responsabilità dello stato, vuol dire sì pagare per i propri errori, ma non vuol dire essere massacrato di botte. È una delle pagine più tristi e disumane della giustizia italiana, se ancora di giustizia si può parlare quando si parla di carcere.
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