Alla voce giustizia la spesa sostenuta in un anno supera, nel distretto di Napoli, i 78 milioni di euro. Il totale include un ventaglio di oneri molto ampio e certamente contempla anche i costi di lungaggini e burocrazia. Per molti si tratterebbe di costi che si potrebbero evitare o quantomeno contenere se ci fosse una macchina della giustizia più performante, un sistema più snello ed efficiente; se il settore fosse meno afflitto dalle disfunzioni e più agevolato da un miglior impiego di tempi e risorse. Ma, si sa, tra la teoria e la pratica a volte c’è una distanza abissale.

Quando si parla di giustizia, la teoria è tutta concentrata sulla necessità di nuovi investimenti per colmare i vuoti di organico e di una riforma dell’intero sistema. Il tema è ampiamente dibattuto e raccoglie consensi in maniera unanime, ma sono anni ormai che alle parole non seguono i fatti, per cui ci si ritrova ogni anno a fare i conti con disfunzioni e difficoltà, tracciando bilanci sempre pesanti. Prima che la pandemia irrompesse devastando la vita di tutti, la giustizia aveva dei costi ben precisi. Quali?

Secondo i dati raccolti dalla Direzione generale di statistica del Ministero della Giustizia, nel distretto di Napoli le spese di giustizia, in un anno, hanno raggiunto i 78 milioni di euro (78.273.272 per l’esattezza). La percentuale maggiore è costituita da indennità (il 39%), vale a dire trasferte, custodie, indennità spettanti a magistrati onorari ed esperti, indennità spettanti a giudici popolari. Un’altra quota consistente (il 35%) è data invece dalle spese per attività varie: viaggi, svolgimento dell’incarico, intercettazioni, spese straordinarie nel processo penale, spese postali e telegrafiche, demolizioni e riduzioni di opere. Insomma, sotto questo capitolo di spesa ci finiscono tutti i costi sostenuti per svolgere indagini e processi, per notificare atti, per fare sopralluoghi o intercettare dialoghi e incontri.

Soprattutto per intercettare. È di 15 milioni e mezzo di euro il totale delle spese per intercettazioni sostenute in un anno dagli uffici giudiziari del distretto di Napoli. La voce intercettazioni è infatti quella più onerosa tra le varie spese sostenute dagli uffici giudiziari. Il dato è comune a tutti i più grandi distretti giudiziari d’Italia, segno che le indagini delle Procure sono sempre più orientate verso questo tipo di strumento investigativo: a Roma intercettare costa in un anno 13 milioni e mezzo di euro, a Milano 10 milioni, a Palermo si arriva a 22 milioni di euro. Più marginali, a Napoli come in altri distretti giudiziari italiani, sono invece i costi sostenuti per pagare gli onorari ai consulenti tecnici nominati da pm o tribunale, agli ausiliari del magistrato, ai difensori. Tuttavia, confrontando i dati napoletani con quelli degli altri uffici giudiziari e ricordando che Napoli è il distretto con il maggiore carico di indagini e processi, si nota come la gestione dei costi nella cittadella giudiziaria napoletana sia abbastanza contenuta.

A Roma, tanto per citare un altro grande distretto giudiziario, si spendono in un anno circa 93 milioni e mezzo di euro in spese di giustizia, a Milano quasi 75 milioni, a Palermo 89 milioni di euro. Restando invece in Campania, a Salerno le spese di giustizia ammontano in un anno a poco meno di 15 milioni di euro. In tutta Italia si superano i 928 milioni di euro. Costa, dunque, la giustizia. E costa ogni anno sempre di più, nonostante i risultati non siano efficienti e nonostante da un anno all’altro le disfunzioni più che diminuire aumentano. Osservando infatti la serie storica delle spese pagate dall’Erario, e quindi dai cittadini, per il funzionamento della macchina giudiziaria nel Paese, si nota come negli anni le spese alla voce giustizia siano sempre state molto rilevanti: ammontavano a 718 milioni di euro nel 2014, a 734 milioni di euro nel 2015, aumentando di anno in anno fino ad arrivare a 907 milioni di euro spesi nel 2018 e a 928 milioni di euro nel 2019.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).