«Non lasciatevi rubare la speranza», aveva detto papa Francesco nel carcere minorile di Casal del Marmo, il 28 marzo 2013, appena due settimane dopo la sua elezione al pontificato. Tornando, dieci anni dopo – giovedì santo 2023 – ha lavato i piedi a due ragazze di etnia sinti – alla vigilia della Giornata internazionale dei rom e sinti che si celebra l’8 aprile – e a dieci giovani tra cui un croato, un musulmano del Senegal, un ragazzo rumeno e uno russo.

E ha portato un messaggio: la dignità, il riscatto sociale, è possibile per ogni persona. Il giovedì santo con la lavanda dei piedi è uno dei momenti più forti della preparazione alla Pasqua. E nella breve omelia della messa, il Papa ha spiegato il significato della giornata e dei gesti di Gesù. «Lavare i piedi era abitudine a quel tempo, perché le strade erano polverose, la gente veniva da fuori e all’entrata di una casa, prima del banchetto, si lavavano i piedi. Ma chi lavava i piedi? Gli schiavi, perché era un lavoro da schiavo». «Immaginiamo noi come sono stati sbalorditi i discepoli quando hanno visto che Gesù cominciava a fare questo gesto da schiavo, per fargli capire il messaggio del giorno dopo», ha proseguito il papa: «Sarebbe morto come uno schiavo per pagare il debito di tutti noi». 

Per portare un messaggio di speranza e di riscatto per tutto il mondo e per tutte le epoche. «Io farò lo stesso gesto di lavare i piedi, ha detto papa Francesco, ma non è una cosa folcloristica, no. Pensiamo che è un gesto che annuncia come dobbiamo essere noi, uno con l’altro. Nella società vediamo quanta gente si approfitta degli altri, quanta gente che è all’angolo e non riesce a uscire. Quante ingiustizie, quanta gente senza lavoro, quanta gente che lavora e viene pagato la metà, quanta gente che non ha i soldi per comprare le medicine, quante famiglie distrutte». Papa Francesco ha sottolineato che se ognuno può “scivolare” nel male e nella disperazione, pure per ognuno ed ognuna c’è salvezza.

«E questa coscienza, questa certezza che ognuno di noi può scivolare è quello che ci dà la dignità – ascoltate la parola: la ‘dignità’ – di essere peccatori. E Gesù ci vuole così e per questo ha voluto lavare i piedi e dire: Io sono venuto per salvare voi, per servire voi. Adesso io farò lo stesso come ricordo di questo che Gesù ci ha insegnato: aiutarsi gli uni gli altri. E così la vita è più bella e si può andare avanti così». Al termine della cerimonia a papa Francesco sono stati regalati dei pacchi di pasta e dei biscotti, prodotti del panificio inaugurato di recente a Casal del Marmo. Come ha spiegato la direttrice dell’istituto di pena, l’idea di mettere in piedi un laboratorio artigianale lo ha dato il Papa stesso quando dieci anni fa visitò il carcere e lasciò il suo messaggio: “non lasciatevi rubare la speranza”. Da allora sono nati dei progetti finalizzati ad insegnare un mestiere e cercare di garantire un futuro una volta fuori: corsi da barbiere, falegnameria, anche un laboratorio per musica rap.

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Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).