Dieci anni di pontificato: un traguardo importante per un papa innovativo nei gesti e nella sostanza dei discorsi e dei contenuti. Ma senz’altro Francesco è un papa la cui azione è soggetta a profonde manipolazioni e incomprensioni, dovute a letture parziali, ideologiche, deformate da interessi economici inconfessati che vogliono contrastare le posizioni a favore dei migranti (scomode per tutto l’Occidente, Usa compresi), della tutela dell’ambiente, di una teologia aperta in base al Concilio.

Andiamo in ordine. Innovativo nei gesti e nella sostanza dei discorsi: prendiamo il primo Angelus del pontificato, il 17 marzo 2013, dedicato al tema della “misericordia” e dove troviamo il programma del Pontificato. «Un po’ di misericordia – disse – rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza. (…) Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti».

Sempre nel 2013 la prima Esortazione Apostolica indica cosa fare, riassunto nell’espressione “Chiesa in uscita”: non aspettare che le persone vengano negli edifici ecclesiali, ma andarle a cercare là dove sono, nei luoghi di vita e di lavoro. Una rivoluzione pastorale e culturale, nonché teologica, proseguita e messa a punto con l’Enciclica “Laudato Si’” che mette al centro la tutela dell’ambiente, “casa comune” e con l’altra Enciclica “Fratelli Tutti” che indica un percorso di fraternità universale, tristemente smentito e reso attuale dai drammatici conflitti che dilaniano il mondo.

Nel mezzo della ricerca di un approccio serio alla Dottrina sociale, che sintetizza visione etica e teologica in dialogo con i temi sociali scottanti, ci sono approfondimenti più specifici come quando nella Costituzione apostolica “Veritatis Gaudium” del 2017 (ancora largamente inattuata…) ridisegna la formazione dei sacerdoti e dei laici da parte della Università e facoltà ecclesiastiche nel mondo, invitandole a costruire percorsi in base ai princìpi della interdisciplinarietà e della transdisciplinarietà. Sarà questo il motivo per cui la Chiesa di Bergoglio non ha paura di confrontarsi con i temi più attuali e scottanti, letteralmente esplosi in tutto il modo in conseguenza della crisi pandemica.

Si parla così di salute, di salute per tutti, di equità, di sviluppi tecnologici e delle loro conseguenze, di “algoretica” – termine coniato e ripreso tra papa Francesco e la Pontificia Accademia per la Vita – di ampliamento dei confini della bioetica, per estendere il concetto di “difesa della vita”. Non solo dal concepimento alla morte naturale (qualunque cosa vogliano dire due espressioni largamente superate dagli sviluppi delle tecniche di fecondazione e riproduzione e dalle tecniche di rianimazione) ma difesa in tutte le fasi della vita umana stessa, in linea con un’idea innovativa ed inedita (per la Chiesa) di dignità umana da tutelare a tutto campo. In mezzo passa la grande questione dell’etica e del compito dei teologi.

Se i papi del Novecento hanno chiuso spazi alla libertà di ricerca e di iniziativa dei teologi (Paolo VI, con “Humanae Vitae”, Giovanni Paolo II con “Fides et Ratio” e il cardinale Ratzinger con “Dominus Iesus”), Papa Francesco ha cominciato a riaprire le porte. Dialoga con i principali esponenti della tradizione islamica sulla linea della fratellanza universale. Crede alla libertà di ricerca e di dialogo tra teologi, perché non è confusione in quanto sarà il Magistero poi a parlare. Ma prima occorre discutere a fondo. È l’impostazione che ha fatto gridare allo scandalo e propone una lettura del pontificato sotto il segno dell’eresia. Chi non accetta l’aria di libertà che si respira oggi nella Chiesa (sinodalità, un grande lavoro di discussione e dibattito che mette i laici al centro), tuona in tutti i modi contro il Papa: sta distruggendo i fondamenti della dottrina, i dogmi non si discutono, la morale è sempre la stessa, i teologi sono al servizio del Magistero e la libertà di ricerca non esiste. E via dicendo.

Dietro i gruppi conservatori che apertamente manipolano papa Francesco si celano interessi economici consistenti, con aperti finanziamenti dai potentati finanziari per i quali il pianeta e l’ambiente sono nient’altro che un “bene” disponibile, da capitalizzare nel senso che deve rendere soldi per loro. Chiunque si opponga allo sfrenato sfruttamento e proponga un’economia alternativa e “verde” è da demonizzare. Anche – soprattutto – se si chiama papa Francesco. E tanti in buona fede cadono nella vulgata che distorce sistematicamente il Pontificato. Basti, come esempio, l’ultima presa di posizione del gruppo multimediale cattolico conservatore nordamericano Ewtn (Eternal World Television Network). Nell’assemblea dei soci, pochi giorni fa, lapresidente di Ewtn-news ha spiegato che i suoi giornalisti (rete tv, siti internet, radio… un impero multimediale) “non cercano la verità, perché l’hanno trovata e il loro compito è diffonderla”. Beati loro. E dunque la polarizzazione ideologica è fortissima e difficile da ricomporre.

Uno dei terreni di maggiore frizione riguarda l’etica e soprattutto l’etica matrimoniale. Qui si vede meglio la manipolazione di cui il Papa è vittima (si chiama, tecnicamente, disordine informativo, ed è ancora poco studiato in Italia) a partire dall’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” del 2016 che riassume ben due Sinodi sulla famiglia. Nel testo, per chi avesse voglia di leggerlo, si delinea una visione profonda e innovativa del matrimonio e della famiglia nella società e nella Chiesa. Invece tutta la discussione è stata ridotta alla nota 351 del capitolo ottavo in cui cautamente si adombra una possibilità di accesso ai sacramenti per chi vive nelle cosiddette “situazioni irregolari” (separati, divorziati, nuove famiglie). Apriti cielo! Sembra la ‘prova provata’ che il papa non è cattolico.

Mentre i suoi critici lo sono e per davvero. Saggiamente e chiaramente giorni fa il cardinale Parolin ha notato – richiamando il Concilio – che il Papa «è il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità, sia dei vescovi che della moltitudine dei fedeli». «Questo significa che non c’è piena comunione ecclesiale se non quella con Papa Francesco», ha rimarcato il segretario di Stato. Ma non servirà ad appianare le diatribe. Lo scontro sulla morale ha un senso specifico, perché è il terreno in cui meglio si vede la differenza tra chi pensa che l’etica consista in obblighi e doveri (non modificabili sulla base dei Comandamenti e in base all’autorità ecclesiastica che ha pieno potere sulla coscienza dei fedeli, ora e sempre) e quanti sostengono la legittimità di un’altra strada – non eretica! – che si basa sulla diversità degli approcci (storicamente le tendenze in teologia morale sono state e sono molte: tomisti, tutioristi, probabilisti…, tutte legittime) da valutare e discutere, utilizzando il Concilio Vaticano II. Il quale con “Gaudium et Spes”, al numero 50, ha restituito ai coniugi la libertà di decidere, in piena coscienza, come gestire la loro famiglia, anche in relazione al numero dei figli. Poi la morale ha preso un’altra strada, con decisioni di autorità dei Papi, a partire da Paolo VI e dalle sue paure sulla contraccezione. E si vedono oggi le conseguenze.

Il merito storico di papa Francesco, letto nei primi dieci anni di pontificato, è di farci capire che il cantiere è aperto. Certo sarebbe più semplice per la Chiesa dettare norme e comportamenti per ogni situazione, anche in disaccordo con il senso comune e il progresso delle conoscenze scientifiche. Ma oggi emerge una diversa idea di autorità: non normativa con la risposta pronta a tutte le questioni, ma facilitatrice di dialogo e basata su una visione dinamica della vita umana, capace di considerare le persone concrete e le circostanze in cui vivono ed agiscono. La Chiesa di Francesco e del Terzo Millennio è alla ricerca di nuovi criteri etici. Non per cancellare autorità e tradizione ma per completarle secondo le sfide e le dinamiche del mondo contemporaneo. E il Concilio Vaticano II, con i suoi documenti, offre una grande occasione per rilanciare in modo nuovo la grande questione di cosa sia e cosa voglia dire la dignità umana e la sua tutela nel mondo di oggi.

 

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Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).